
IL PRE-PARTITACCIA Avversario facile, partita difficile. È questa, in soldoni (ho sempre sognato di scriverlo), la sintesi della 5° giornata del torneo che si gioca al Pino San Salvatore Stadium, di cui si ignora se abbia o meno un nome, un titolo di torneo. Contro Radioerre, il Peroni Tim (presto probabilmente di nuovo “Team”) manda in campo la peggiore formazione possibile, schierando gli amici/nemici Cyrano Morese e Christian Loprienovic dall’inizio, insieme, in sfregio alla povertà. Eppure, per Dio, vince. 3-2, giocando un’ottima brutta partita, forse la migliore brutta partita del campionato. D’altronde i presupposti c’erano tutti, sin dalle presentazioni in campo. Nel riscaldamento, Tonino Cyrano Morese e Barbone Polpaccio si presentano travestiti rispettivamente da Bob Marley e Peter Tosh, l’uno peggio dell’altro. Li segue a ruota Loprieno, il quale qualche ora prima, firmandosi “anonimo spione”, aveva soffiato a chi scrive tramite sms di “controllare, oltre i tacchetti, anche gli occhi di alcuni giocatori”. I due burloni giamaicani in tutta difesa tirano in ballo motivi legati al tempo trascorso dall’ultima “merenda”, intraprendendo una lotta contro il tempo che li vedrà presto sconfitti. L’uno, infatti, il Morese di turno, pur impegnando un’ammirevole quantità darà il meglio di sé nella lucidità dei passaggi, imbeccando tutti e proprio tutti i giocatori della squadra avversaria (e non è facile, si badi). L’altro, il Barbone, vivrà un’ora di profondissima depressione al largo della fascia destra, ammutolito da pensieri troppo più grandi di lui e preso da sentimenti di inquietudine verso la vita, la morte e gli altri temi universali. Non tira una buona aria nemmeno quando arriva Gesù Gal’n, debole di una giornataccia e con la scusa già in mano, sventolante, racchiusa in un paio di scarpette appena comprate che, a detta del “quarto di punta” (mezza è troppo), avrebbero potuto compromettergli i piedi. In aggiunta a ciò, in un pre-partita che più squallido non si potrebbe, giunge anche la notizia che Marco, per problemi di famiglia, non sarebbe riuscito ad essere della gara. Per fortuna, il mediano-esterno-centrale del Peroni arriverà in tempo per urlare le sue bestemmie alla squadra, scuotendo il team e spostando la partita in favore dei “peronisti”.
LA FREDDA CRONACA Dopo dieci minuti di confuso assedio avversario, con Gesù Gal’n accomodato in panchina sin dall’inizio tanto per mettere subito le cose in chiaro, Dario, “gioia di mammà”, prende palla dalla difesa e zampettando sugli avversari, rocambola e rimpalla fin dentro la porta. 1-0: “cinico questo Peroni!”, urla dalle retrovie Beppone, mai severamente impegnato nel primo tempo (fonti Topone). In realtà, è un Peroni anche un poco fortunato, ma comunque bravo a sfruttare quel poco che giunge in avanti. Lo conferma il gol di Loprienovic, nuovamente schierato nel ruolo di “centravanti bluff”, quando dopo una buona trama partita dalla difesa, con sponda di Gesù e taglio di Marco, si fa trovare pronto davanti al portiere e lo beffa con un pallonetto di destro, lui che è mancino (e il lettore può tirare le somme da sé circa la natura del gesto tecnico). In ogni caso, 2-0. Gli avversari accorceranno le distanze, ma non mi ricordo in che modo (d’altronde è domenica e si è giocato martedì, o forse era giovedì?). Tuttavia, la rimonta dura poco perché nel secondo tempo, al quarantaquattresimo tentativo (no minuto), Tonino Cyrano Morese indovina il suggerimento per Gesù Crist Gal’n, il quale in velocità beffa il portiere in uscita, uccellandolo sotto le gambe. Il manuale Peroni funziona ancora: gli altri a testa bassa in avanti, la quadra di mister Palese raccolta in difesa e pronta a ripartire a colpi di culo, senza la minima idea costruttiva. Una strategia di gioco geniale. A movimentare il match poi, ci pensano Topone e Dario, sul finale di gara. Un pallone piove innocuo dalla mediana, i due giocatori del Peroni si fermano e prendono a consultarsi dubbiosi. Dario apre il manuale del “giovane rimasto”, edizione per sportivi, e prende a chiedersi nel pieno dell’area di rigore se il portiere può o non può gridare “lascia”. Beppone, di rimando, cava gli occhiali dal taschino e connettendosi da un internet point prova a sbrogliare il rebus. Nessuno dei due farà in tempo, perché la palla rimbalza sulla testa di Dario, scavalca Topone e finisce a un centimetro dalla porta vuota, prima di essere appoggiata dall’attaccante di turno. A lungo se la prendono con l’arbitro dopo, come era successo nelle scorse partite, rimarcando una questione ormai secolare e ancora tutta da risolvere (vedi sondaggio accanto). Nel finale però, va segnalato un doppio intervento di Beppone Topos Topoi, prodigioso davvero, il quale consegna di fatto la vittoria agli almanacchi dei tornei cittadini. Un Peroni cinico, fortunato, operaio. E, chissà come, ancora vincente.
NOTE A dispetto di simpatici episodi di cui si è già detto e che chi scrive non ricorda, è opportuno dire che la nota più interessante è, forse, una sorta di convinzione dei propri mezzi da parte della squadra, la quale è fonte di preoccupazione per gli osservatori e appassionati di calcio. Oltre a ciò, va aggiunto che questa volta, a differenza dell’ultima partita, Barbone aveva con sé le mutande di ricambio.
(nella foto sopra, Bamby. – trattasi di una silenziosa protesta da parte dell’ufficio stampa nei confronti della Curva Sotto, la quale ha disertato immotivatamente ancora una volta gli spalti. Questo comportamento ingiustificato è causa dell’ormai depauperato patrimonio di fotografie di gioco, il quale non si rigenererà di certo da sé)
LE PIADELLE
(il “sei politico” è sembrato a tutti il voto più giusto, per una partita giocata davvero sottotono. In ogni caso, sarà facile cogliere dai commenti chi avrebbe meritato un mezzo voto in più e chi invece è andato più che di lusso)
Topos. Stranamente, non puzza di Borghetti. E difatti, il calo di concentrazione nel momento del gol del 2-3 non arriva per caso. Di parate non ne compie molte, ma dà sicurezza ad una difesa sempre più organizzata. Nel finale però, il doppio intervento a distanza ravvicinata è un amarcord per gli autistici del pallone: Berti, portiere del Palermo, in un remoto Foggia – Palermo del 1996, in serie B, su doppio tentativo di Kolyvanov (che lo uccellerà solo al minuto 90, con un prodigio). V: 6; “almanaccato”.
Dario. Meno Dario del solito, più Tonino di quanto si pensi. I soliti anticipi, l’ormai solito gol, ma anche molte imprecisioni. Ciononostante, sciocchezza sul gol a parte, è insostituibile. E non nel senso metaforico del termine: a lui, in partita, non è consentito il cambio. V: 6; “base per altezza diviso due”.
Marco. Se non avesse giocato, avremmo perso. È un continuo lamentarsi ed inveire, forse da vero capitano. Ne ha per tutti, sciorinando un repertorio che va dai soliti “chiamatemi l’uomo! Perché cazzo non mi chiamate l’uomo?”, fino a requisitorie del tipo: “Stai composto!”, “Tonino sputa quella gomma!”, “Galano tagliati i capelli!”. In ogni caso, è il nerbo della squadra. Estirpa palloni, vince tutti i contrasti, recupera, imposta e suggerisce per quanto possibile. V: 6; “Aleksej Stachanov”.
Barbone Polpaccio. Essere o non essere, questo il dilemma. V: 6; “Amletico”
Tonino Cyrano Morese. Passaggi a parte, piedi a parte, naso a parte, ruoli a parte, gioca una partita di grande generosità. E, spiace ammetterlo, addirittura decisiva dal punto di vista dell’intensità. Corre che è un piacere, il nostro Javier Nasotti. Sempre più sulla via del pieno recupero. V: 6, “Loprieno tremens”.
Gesù Crist Gal’n. Rompe i coglioni più di Marco, innervosendo i compagni. Va ammesso. Frustrato come un giocatore da torneo over 40. Fa il possibile però, lì avanti. Mai in forma, è spesso costretto a giocare da solo, anche perché di palloni giocabili (leggi Tonino) non se ne vedono. Segna un bel gol, in velocità, come ai tempi in cui davvero giocava a calcetto. Il resto, molte chiacchiere e pochi fatti. V: 6; “politico”.
Chrisitan Loprieno Loprienovic. Il gol è bello e dicendolo qua, subito, ce lo togliamo dalle palle. Una volta realizzatolo poi, si apposta prematuramente alla cassa, presentando con 40 minuti d’anticipo il conto. Sarà ricordato per una “veronica” sulla fascia, inguardabile e suicida. E un tentativo di dribbling nella sua area di rigore: folle, come il neonato ruolo di centravanti bluff che, va ammesso, si sente sempre più suo. V: 7, scherzavo: 6; “capa gloriosa”