domenica 29 novembre 2009

Peroni Team vs Cugini di Campagna 3-6

BREVE ANALISI ROSICONA CON POST-PARTITA E PROFETICO PRE-PARTIRA Dopo dieci minuti di partita, il quadro che tifoseria e giocatori hanno davanti è di quelli che non promettono nulla di buono. Il Peroni Tim è arroccato nella propria metà campo, sotto mezzo assedio dei forti Cugini di Campagna, i quali bombardano la porta giallo-birrosa da ogni posizione. A difenderla, un maldestro ma strambamente efficace Antonios Nasopolidis, all’esordio in questa stagione. Fuori la rete di protezione, il Topone titolare è alle prese con un’emottisi cristiana, la quale gli scorga stigmatica dal naso, inzaccherando il fazzoletto col ghiaccio cui ha affidato le sue speranze di rientro. Capillari fragili, dirà qualcuno. Porcamadonna, mormora qualcun’altro. Sì, perché la cosa più grave è che il Peroni è in 5 contro 6, causa l’imbottigliato Loprienovic, il quale per la prima volta nella sua vita pseudo calcistica è atteso come Beppe Signori alla finale di Usa 94. L’ex eroe rossonero non giocherà mai quella gara, ma il nostro eroe sì, pervenendo, inutilmente, nell’esatto momento in cui lo stoico Topone decide di rilevare l’altrettanto stoico (va detto) Nasopolidis, vergine di gol subìti per chissà quale santo protettore dei catenacci. Ma ormai, la frittata è in padella. E se si crede ai presagi che il caso o il destino riserva ad atei e cristiani, non si può non aspettarsi una memorabile disfatta. Il Peroni va che più sotto non si può, col gioco, col nervosismo, con la difesa, con l’attacco. E si trova, a inizio secondo tempo, con un passivo di tre reti a zero. Meritatamente. Reagirà, tornando all’improvviso ad un gol di scarto, 2-3 nell’arco di cinque minuti di relax degli avversari e per opera di una zampata di Nicola Kogiun, tornato al gol dopo il rientro, e con una bella punizione di Polpaccio. Ma durerà poco, perché il nemico si riporterà a più tre in poco tempo, per poi chiudere il match sul 6-3. A fine gara, in uno spogliatoio di fuoco e non solo per la puzza, l’allenatore Antonio Palese fa buon viso, ma sa che rischia la panchina. Due sconfitte così non si vedevano da tempo. E la squadra ha dimostrato di non essere all’altezza di aspettative che, in verità, non avrebbe mai dovuto crearsi. Colpa dei sogni, si potrebbe dire, spiegando il tilt tecnico e tattico in termini di false ambizioni, di speranze di grandezza troppo più grandi dei brutti giocatori peronisti. Chissà. Una causa certa della sconfitta, va ammesso, è da ricercarsi nell’assenza di Dario. Senza di lui, non solo la difesa ma tutta la squadra perde quella forza e determinazione che, in altre occasioni, ha rivelato di possedere. In ogni caso, c’è bisogno di un bagno di umiltà. Magari di umiltà e birra, insieme, sia pure. Purché si torni a sorridere, anche perdendo le partite.

NOTE L’ennesimo infortunio capitato a Tonino Cyrano Morese, dopo essere subentrato ad Antonios Nasopolidis così come indicato dall’allevatore Antonio Palese su suggerimento del Presidente Ragazzo. Si è fatto male da solo, ovviamente. Chi mai avrebbe potuto e voluto falciarlo (a parte Loprieno)? Visibile la disperazione del bidello Tonino Punto e Virgola, già pronto a fare la sua ricomparsa pubblica. Da segnalare anche i battibecchi di fine gara tra i seguenti giocatori peronisti, avvenuti negli spogliatoi: Gesù Gal’n vs Loprienovic e Marco vs Polpaccio. Motivazioni? Due, identiche per tutti e quattro: il nervosismo (chi più chi meno) e la cessaggine (costante e uguale per tutti). Purtroppo, la cosa non è degenerata e nessuno è andato a rinforzare la squadra con una propria opportuna dipartita. Peccato.

(Nella foto sopra, l'esordiente Nasopolidis fa il gonzo tra i pali - foto suamadre)

LE PAFFUTELLE Tutti quattro. Più che politico, un voto religioso. Unica eccezione i portieri:

Antonios Nasopolidis. non prende gol. Unico dei tre portieri in campo, compreso quello avversario. Para coi piedi, come il mitico Garella, e con il naso, come nessun altro ha mai fatto. Eppure, cadendo, infarcendosi di gommini del sintetico del Pino San Salvatore Stadium, zoppicando tra pali e linee di porta, si salva. Culo? Naturalmente. Ma anche una buona dose di fortuna. Senza dimenticare quel pizzico di aiuto da parte della Dea bendata. V: 6,5; “meritocraticamente”

Topos. Fa quello che può, e quello che non può lo fa pure, ma i tiri sono tanti e a un certo punto anche lui, va ammesso, si rompe il cazzo. In ogni caso la sufficienza non gliela si nega ma, per creare un poco di competizione, prenderà un mezzo voto in meno del suo secondo portiere Nasopolidis. Offensivo? Può darsi. V: 6; “sacrificale”.

martedì 17 novembre 2009

Peroni Tim vs I Primi in Classifica 0 - 3


POST-SCONFITTA È arrivata. Dopo quattro vittorie e un pareggio subìto all’ultimo secondo su tiro libero dubbio (quindi dopo quasi cinque vittorie), la sconfitta, finalmente, è giunta. Tre pappine, due al primo tempo e una al secondo, a chiudere i giochi di una partita che infondo, il Peroni ha meritato di perdere. Risultato troppo rotondo, di sicuro. Con qualche episodio sfortunato, sia pure. Ma sconfitta ineccepibile, per una combriccola di ubriaconi e cannati (e diciamolo porca madonna!) che in fin dei conti non si sarebbe mai sognata di giocarsi il primo posto alla sesta di campionato, contro una squadra molto più in forma e con tutti i requisiti per stare lì in cima alla classifica. Nessun fenomeno dall’altra parte, sia ben chiaro. Ma tutta gente che corre e questo, per il Peroni, è davvero troppo. Negli spogliatoi il malumore si sente, ma è quasi accennato come per dovere, giusto perché si era lì, ad un palmo di naso (non di Tonino) dall’impresa. Si muovono critiche all’attaccante Gesù Gal’n, colpevole di essere “attaccato”, lui, che dovrebbe svolazzare sulle acque come il nomignolo cristiano imporrebbe. Ma ci si lamenta anche per la mancata costruzione del gioco, per i rifornimenti arrivati col contagocce lì avanti e per Christian, naturalmente. Due, però, le note positive: il ritorno della Curva Sotto, giunta in massa per deridere la squadra (a proposito, purtass’r rogn?), e l’esordio, dopo il lungo infortunio al naso (con un Tonino invidiosissimo), di Nicola Kogiun’.

CRONACA DI UNA MORTE ANNUNCIATA La partita si decide in due minuti, forse. Verso fine primo tempo, quando il Peroni è (rimasto) sotto di una rete ma ancora in partita, Dario spazza un pallone dalle retrovie che Cristo Gal’n rimpalla di tacco all’indietro, nel tentativo di fermarlo. La sfera raggiunge per intervento diabolico l’attaccante avversario, il quale solo davanti a Topone lo infila senza problemi. Porcoddio, si dirà, ma non è tutto. Due minuti dopo, Gal’n prova a farsi perdonare l’involontario assist all’avversario: raccoglie da sinistra e in corsa spara sul portiere. La palla prende uno strano effetto e sulla ribattuta il nazarenico di sinistro la rimette in porta. Lo stesso diavolo di prima soffia sulla sfera che termina sul palo quasi interno e, nonostante tutti la credano dentro, esce fuori. Se il rimpallo non fosse andato a buon fine e il palo fosse stato più interno, la partita avrebbe anche potuto prendere un’altra via. Ma è anche vero che se Loprieno fosse magro farebbe l’ala sinistra in seconda categoria e Tonino, se non fosse Tonino, sarebbe un premio nobel per la fisica. Quindi, come non detto. Resta il porcoddio per una jella che ha perseguitato i peronisti per tutta la gara. Il resto, poca roba. Un diagonale indovinato nel secondo tempo da parte degli avversari (gol simile al primo) e un orgoglioso forcing nel finale da parte del Peroni, quasi a voler puntualizzare che seppur rimasti sotto, i giallo-birrosi non amano perdere così facilmente. Meglio perdere tra mille difficoltà.

NOTE Intravisto a fine partita, dietro la rete che separa il Pino San Salvatore Stadium dagli spalti, il buon vecchio Daniele Tucci, italo-argentino il cui apporto sarebbe stato più che utile per raddrizzare la partita. Divertita e sorridente, la Curva Sotto è un piacere a vedersi, anche se porta un poco sfiga. Oltre allo zoccolo duro della tifoseria composto da Saveriucc, fotografo e grafico ufficiale, e Beppe il Rosso, ormai vice-capoultrà a sorpresa, fanno la loro comparsa Capacchione, con famiglia a seguito nelle persone di Frangé e Ausy, e gli aficionado dello scorso anno: Ciucikkio, Sisina e zia Olga Monella. Da segnalare durante la partita la tattica disorientante di mister Tonino Palese, il quale ripete più volte a Gesù Gal’n che sarebbe dovuto entrare alla prima occasione e poi, quando questa si presenta, sfruttando un momento di disattenzione si tuffa nella partita, travestito da Tonino Cyrano Morese. Un guizzo interessante. Gli occhi di Polpaccio infine, non meritano nemmeno una menzione . Essi sono ormai una triste consuetudine di ogni gara, che tanto fanno male allo sport.

(Nella foto sopra, batte un cuore peroni)

LE PANARELLE
(per ragioni di ordine pubblico e d’accordo negli spogliatoi, si è pensato di dare un 5 politico a tutti, tranne che a Topone. Al massimo, per rendere l’idea delle cose, si porrà un + o un – per ogni prestazione individuale)

Topos. Due interventi splendidi gli spalancano le porte dell’incolpevolezza. Non doveva nemmeno venire e forse, per lui, sarebbe stato meglio: si sarebbe evitato la delusione. Vola con la punta del dito nel secondo tempo, verso l’alto, nonostante i due gol sotto. E si ripete dopo qualche minuto, a terra, ostinato nel tenere a galla la zattera peroniana. Quasi romantico. V: 7; “infranto”.
Marco. Si sbraccia e si ribella alla realtà dei fatti, più volte, Ercole contro Dei troppo più forti di lui. Perisce, perdendo via via lucidità e nascondendosi in alcune occasioni cruciali. Tuttavia, a fine gara, è il primo a ricordare a tutti che nulla è perduto, ormai affiliato nella setta psico-spirituale orchestrata dal presidente Antonio Ragazzo. E pensare che non sarebbe dovuto venire neanche lui. V: 5+ “professionista”.
Dario. I suoi anticipi li fa, randella alla solita maniera, ma compie anche qualche errore in fase di impostazione. È molto arrabbiato a fine partita e se la prende ora con la sorte, ora con la mancanza di mordente della squadra…Non è che ci credeva veramente? In ogni caso, la prossima partita non ci sarà e il Peroni dovrà dimostrare di non essergli dipendente. Vedremo. V: 5; “vedremo”.
Polpaccio. Infondo, fa la sua partita. E si dà da fare anche in avanti, soprattutto verso il finale di gara (è uno degli ultimi a mollare). Un gol arriva dalla sua parte, al primo tempo. Ma risulta essere uno dei più lucidi, a conferma che la vita è proprio strana. Tuttavia, il “più” non lo prenderà e sa bene perché. V: 5 “proibizionismo”.
Loprieno. Francamente non si hanno grossi ricordi di lui. Segno che dove non ha inciso nemmeno ha guastato. In un paio di occasioni però, a pensarci meglio, si rifiuta di correre, ostinandosi nella sua ricerca calcistico-filosofica verso la così denominata “posizione universale”: un ruolo magico, che a detta di un oracolo dovrebbe conferirgli il potere di agire in ogni parte del campo senza minimamente spostare un dito del piede. Ricerca quanto mai vana. V: 5 – “Schopenauer”.
Gesù Crist Gal’n. A fine gara, il collega Topone gli appunta una critica: “non puoi tirare sul portiere”. Vero. È il terminale offensivo su cui contano tutti ma, per ragioni pratiche, è costretto a partire da lontano. Fin quando arriva dunque, fa appena in tempo a sbagliare. In due occasioni tira sul portiere, in una, sul palo, è sfortunatissimo, in un’ultima, defilato, fa letteralmente schifo. Tuttavia, non si può dire che sia mancato l’impegno, la corsa e le bestemmie gratuite. Il meno però è quasi un più per lui. V: 5 – “Vrachettone”.
Tonino Cyrano Morese. Sgamba che è un piacere, signori. Quando entra sulla sinistra, gli piace giocare a destra. Se parte davanti, sta dietro. Sulla fascia destra poi, in barba a tutti, cerca di accentrarsi. Non dà punti di riferimento agli avversari, insomma. Ma nemmeno ai suoi compagni di squadra. In ogni caso, è un simpaticone; e siccome il nemico/amico Loprieno ha preso il meno, lui si becca un bel più in pagella (d’altronde, ci sono interessi personali troppo delicati sotto…). V: 5 + “tattico”.
Nicola Kogiun. Il solo fatto che sia rientrato dopo tanto tempo, è già fonte di buonumore per la squadra. Non era in forma e si sapeva. E bisognerà aspettare a lungo, prima che ritorni ai livelli dell’ultima parte della scorsa stagione. Serve un buon assist per il compagno Gal’n che sbaraglia fuori. E il naso nuovo gli dona, tanto che Tonino se la sente a catena. V: 5 “bentornato”

domenica 8 novembre 2009

Peroni Tim vs Radioerre 3-2


IL PRE-PARTITACCIA Avversario facile, partita difficile. È questa, in soldoni (ho sempre sognato di scriverlo), la sintesi della 5° giornata del torneo che si gioca al Pino San Salvatore Stadium, di cui si ignora se abbia o meno un nome, un titolo di torneo. Contro Radioerre, il Peroni Tim (presto probabilmente di nuovo “Team”) manda in campo la peggiore formazione possibile, schierando gli amici/nemici Cyrano Morese e Christian Loprienovic dall’inizio, insieme, in sfregio alla povertà. Eppure, per Dio, vince. 3-2, giocando un’ottima brutta partita, forse la migliore brutta partita del campionato. D’altronde i presupposti c’erano tutti, sin dalle presentazioni in campo. Nel riscaldamento, Tonino Cyrano Morese e Barbone Polpaccio si presentano travestiti rispettivamente da Bob Marley e Peter Tosh, l’uno peggio dell’altro. Li segue a ruota Loprieno, il quale qualche ora prima, firmandosi “anonimo spione”, aveva soffiato a chi scrive tramite sms di “controllare, oltre i tacchetti, anche gli occhi di alcuni giocatori”. I due burloni giamaicani in tutta difesa tirano in ballo motivi legati al tempo trascorso dall’ultima “merenda”, intraprendendo una lotta contro il tempo che li vedrà presto sconfitti. L’uno, infatti, il Morese di turno, pur impegnando un’ammirevole quantità darà il meglio di sé nella lucidità dei passaggi, imbeccando tutti e proprio tutti i giocatori della squadra avversaria (e non è facile, si badi). L’altro, il Barbone, vivrà un’ora di profondissima depressione al largo della fascia destra, ammutolito da pensieri troppo più grandi di lui e preso da sentimenti di inquietudine verso la vita, la morte e gli altri temi universali. Non tira una buona aria nemmeno quando arriva Gesù Gal’n, debole di una giornataccia e con la scusa già in mano, sventolante, racchiusa in un paio di scarpette appena comprate che, a detta del “quarto di punta” (mezza è troppo), avrebbero potuto compromettergli i piedi. In aggiunta a ciò, in un pre-partita che più squallido non si potrebbe, giunge anche la notizia che Marco, per problemi di famiglia, non sarebbe riuscito ad essere della gara. Per fortuna, il mediano-esterno-centrale del Peroni arriverà in tempo per urlare le sue bestemmie alla squadra, scuotendo il team e spostando la partita in favore dei “peronisti”.

LA FREDDA CRONACA Dopo dieci minuti di confuso assedio avversario, con Gesù Gal’n accomodato in panchina sin dall’inizio tanto per mettere subito le cose in chiaro, Dario, “gioia di mammà”, prende palla dalla difesa e zampettando sugli avversari, rocambola e rimpalla fin dentro la porta. 1-0: “cinico questo Peroni!”, urla dalle retrovie Beppone, mai severamente impegnato nel primo tempo (fonti Topone). In realtà, è un Peroni anche un poco fortunato, ma comunque bravo a sfruttare quel poco che giunge in avanti. Lo conferma il gol di Loprienovic, nuovamente schierato nel ruolo di “centravanti bluff”, quando dopo una buona trama partita dalla difesa, con sponda di Gesù e taglio di Marco, si fa trovare pronto davanti al portiere e lo beffa con un pallonetto di destro, lui che è mancino (e il lettore può tirare le somme da sé circa la natura del gesto tecnico). In ogni caso, 2-0. Gli avversari accorceranno le distanze, ma non mi ricordo in che modo (d’altronde è domenica e si è giocato martedì, o forse era giovedì?). Tuttavia, la rimonta dura poco perché nel secondo tempo, al quarantaquattresimo tentativo (no minuto), Tonino Cyrano Morese indovina il suggerimento per Gesù Crist Gal’n, il quale in velocità beffa il portiere in uscita, uccellandolo sotto le gambe. Il manuale Peroni funziona ancora: gli altri a testa bassa in avanti, la quadra di mister Palese raccolta in difesa e pronta a ripartire a colpi di culo, senza la minima idea costruttiva. Una strategia di gioco geniale. A movimentare il match poi, ci pensano Topone e Dario, sul finale di gara. Un pallone piove innocuo dalla mediana, i due giocatori del Peroni si fermano e prendono a consultarsi dubbiosi. Dario apre il manuale del “giovane rimasto”, edizione per sportivi, e prende a chiedersi nel pieno dell’area di rigore se il portiere può o non può gridare “lascia”. Beppone, di rimando, cava gli occhiali dal taschino e connettendosi da un internet point prova a sbrogliare il rebus. Nessuno dei due farà in tempo, perché la palla rimbalza sulla testa di Dario, scavalca Topone e finisce a un centimetro dalla porta vuota, prima di essere appoggiata dall’attaccante di turno. A lungo se la prendono con l’arbitro dopo, come era successo nelle scorse partite, rimarcando una questione ormai secolare e ancora tutta da risolvere (vedi sondaggio accanto). Nel finale però, va segnalato un doppio intervento di Beppone Topos Topoi, prodigioso davvero, il quale consegna di fatto la vittoria agli almanacchi dei tornei cittadini. Un Peroni cinico, fortunato, operaio. E, chissà come, ancora vincente.

NOTE A dispetto di simpatici episodi di cui si è già detto e che chi scrive non ricorda, è opportuno dire che la nota più interessante è, forse, una sorta di convinzione dei propri mezzi da parte della squadra, la quale è fonte di preoccupazione per gli osservatori e appassionati di calcio. Oltre a ciò, va aggiunto che questa volta, a differenza dell’ultima partita, Barbone aveva con sé le mutande di ricambio.

(nella foto sopra, Bamby. – trattasi di una silenziosa protesta da parte dell’ufficio stampa nei confronti della Curva Sotto, la quale ha disertato immotivatamente ancora una volta gli spalti. Questo comportamento ingiustificato è causa dell’ormai depauperato patrimonio di fotografie di gioco, il quale non si rigenererà di certo da sé)

LE PIADELLE
(il “sei politico” è sembrato a tutti il voto più giusto, per una partita giocata davvero sottotono. In ogni caso, sarà facile cogliere dai commenti chi avrebbe meritato un mezzo voto in più e chi invece è andato più che di lusso)

Topos. Stranamente, non puzza di Borghetti. E difatti, il calo di concentrazione nel momento del gol del 2-3 non arriva per caso. Di parate non ne compie molte, ma dà sicurezza ad una difesa sempre più organizzata. Nel finale però, il doppio intervento a distanza ravvicinata è un amarcord per gli autistici del pallone: Berti, portiere del Palermo, in un remoto Foggia – Palermo del 1996, in serie B, su doppio tentativo di Kolyvanov (che lo uccellerà solo al minuto 90, con un prodigio). V: 6; “almanaccato”.
Dario. Meno Dario del solito, più Tonino di quanto si pensi. I soliti anticipi, l’ormai solito gol, ma anche molte imprecisioni. Ciononostante, sciocchezza sul gol a parte, è insostituibile. E non nel senso metaforico del termine: a lui, in partita, non è consentito il cambio. V: 6; “base per altezza diviso due”.
Marco. Se non avesse giocato, avremmo perso. È un continuo lamentarsi ed inveire, forse da vero capitano. Ne ha per tutti, sciorinando un repertorio che va dai soliti “chiamatemi l’uomo! Perché cazzo non mi chiamate l’uomo?”, fino a requisitorie del tipo: “Stai composto!”, “Tonino sputa quella gomma!”, “Galano tagliati i capelli!”. In ogni caso, è il nerbo della squadra. Estirpa palloni, vince tutti i contrasti, recupera, imposta e suggerisce per quanto possibile. V: 6; “Aleksej Stachanov”.
Barbone Polpaccio. Essere o non essere, questo il dilemma. V: 6; “Amletico”
Tonino Cyrano Morese. Passaggi a parte, piedi a parte, naso a parte, ruoli a parte, gioca una partita di grande generosità. E, spiace ammetterlo, addirittura decisiva dal punto di vista dell’intensità. Corre che è un piacere, il nostro Javier Nasotti. Sempre più sulla via del pieno recupero. V: 6, “Loprieno tremens”.
Gesù Crist Gal’n. Rompe i coglioni più di Marco, innervosendo i compagni. Va ammesso. Frustrato come un giocatore da torneo over 40. Fa il possibile però, lì avanti. Mai in forma, è spesso costretto a giocare da solo, anche perché di palloni giocabili (leggi Tonino) non se ne vedono. Segna un bel gol, in velocità, come ai tempi in cui davvero giocava a calcetto. Il resto, molte chiacchiere e pochi fatti. V: 6; “politico”.
Chrisitan Loprieno Loprienovic. Il gol è bello e dicendolo qua, subito, ce lo togliamo dalle palle. Una volta realizzatolo poi, si apposta prematuramente alla cassa, presentando con 40 minuti d’anticipo il conto. Sarà ricordato per una “veronica” sulla fascia, inguardabile e suicida. E un tentativo di dribbling nella sua area di rigore: folle, come il neonato ruolo di centravanti bluff che, va ammesso, si sente sempre più suo. V: 7, scherzavo: 6; “capa gloriosa”