sabato 31 ottobre 2009

Comunicato Stampa

L’ufficio stampa del giocatore (d’azzardo) Guido Guiducc Barba Polpaccio, sotto stizza del proponente, adirato dalla spiacevole mancanza nella sezione “Note” dell’ultimo servizio comparso sul detto blog “peroni team.blogspot” (di indubitabile scempiaggine), tiene a precisare che l’esterno di fascia destra, al termine della partita Peroni Tim vs L’orchidea e dopo occorsa doccia del dopo-gara si trovava, palesemente, privo e privato delle consuete mutande di ricambio. Si aggiunge inoltre, quale ulteriore e stizzita precisazione, che il Polpaccio mancava anche di calzini lindi e che, sommamente, si trovava costretto, a malgrado dei compagni e dell’ordine pubblico, ad andare in giro con le sconcezze allo sbando nel di lui calzone, privo di qualsivoglia rigore comportamentale.
Certi che la missiva vada a buon fine, l’ufficio stampa del Barbone invita redattore e tenutario del detto blog ad evitare, in futuro, spiacevoli simili mancanze, a ragione di in’informazione che sia la più puntuale possibile.
Con porcoddio,

L’Ufficio Stampa del giocatore d’azzardo,

Guido Guidoucc Barba Barbone Polpaccio

martedì 27 ottobre 2009

Peroni Tim vs L'Orchidea 4-2

LA CRONACA PIOVOSA E sono tre. Il Peroni Tim vince ancora e posa il culo sul secondo posto, comodamente. A un solo punto dalla capolista (di cui si ignora il nome) che però, secondo il parere dell’osservatore Tonino Marrazzo (altro alter alter alter alter alter alter ego del solito noto con problemi di trans), “ha giocato con tutte le cesse che stanno sotto in classifica”. Un nuovo 4- 2, ormai “risultato Peroni”, maturato contro L’orchidea, una cricca di pizzottelli con poca qualità ma molta quantità, in grado di mettere più volte le zampacce sull’esito finale della partita. Sì, perché i Rimasti non sono statti un granché, sta volta. Campo pesante, gambe pesanti, fiato pesante, Tonino pesante: il team Tim ha giocato forse la peggiore partita della stagione. Eppure, come accade per le grandi squadre, ha vinto. Rispettando la solita formula: aspettiamo e ripartiamo e, soprattutto, non ci fidiamo. Di chi? Di noi stessi, semplice. Mai sopravvalutare il potere dell’auto-sottovalutazione.
In ogni caso, la notizia più bella è l’esordio (e che esordio!) di Ezequiel Sasà Lavezzi. Ebbene sì, esiste. Dopo un anno e mezzo, il tornante di stanza a Napoli ha preso il pullman CSM e si è messo a disposizione dell’allevatore Tonino Palese, con tanto di sorpresa di compagni, tifosi e stampa (un tutt’uno ben mescolato negli spogliatoi). Giocherà una grande gara, segnando una doppietta: una rete al volo di sinistro, splendida e nell’angolino, che ha fissato il punteggio sul 2-0. E un’altra fantasma del 4-2 definitivo, scivolando e seducendo fatalmente il portiere, proprio quando gli avversari cominciavano a rosicchiare la credibilità del Peroni Tim, avvicinandosi sempre di più alla meta del pareggio. Le altre due firme sono di Dario: un tiro da fuori mal trattenuto dal portierino e un gran destro al termine di una bella azione corale, terminato sotto la traversa. Resta però una prestazione meno entusiasmante delle ultime, in cui qualche nodo comincia a venire al pettine. Ciononostante, la vice-capolista eccola qua! (non là, qua, qua!).

NOTE Molte. Tanto per cominciare l’alito di Borghetti di Topos Topone Beppone, sintomatico di una forma strepitosa e confermata in partita. Poi, gli occhi a palla di Polpaccio, individuati subito da Gesù Gal’n, nonostante gli occhiali pre-gara e tutte le mosse per sfuggire il suo sguardo, manco avesse una coscienza. Oltre a ciò, la preoccupante buona prestazione di Tonino Cyrano Morese, poeta e spadaccino, in grado addirittura di dare un contributo alla squadra. E, in aggiunta a ciò, anche la sua decisione di unirsi al gruppo nella doccia finale, immergendo i suoi piedini fanciullini in una vasca d’acqua causata proprio dal suo ciabattarvi strambo – un’immagine che non si può descrivere meglio. Infine, la chicca: l’ammonizione all’ultimo minuto di Barbone Polpaccio, finito sul referto arbitrale per “cause naturali“. In pratica, dopo un breve conciliabolo negli spogliatoi, la causa più plausibile sembra essere stata quella della pioggia, sopraggiunta nei minuti finali della partita. Come ha suggerito Beppone: “Guido, l’arbitro ti ha ammonito perché pioveva”. Il dubbio resta e resterà, anche perché il direttore di gara, forse pentito dell’insano gesto, si è presentato negli spogliatoi per un inconsueto saluto del dopo gara. Nel frangente, il mistero è diventato fitto, perché il colpevole Polpaccio si è rifiutato più volte di fuoriuscire dalla doccia, nonostante i chiari inviti dei compagni a trovare un chiarimento con l’arbitro, apparso un signorotto più che tranquillo e gioviale, a dispetto del furente “Lo Bello” descritto invece dall’esterno del Peroni. Mah.

(Nella foto sopra, Guiducc stc d'for - foto Lamamma)

LE BRETELLE

Beppe Topos. Para il parabile. Beve il bevibile. L’equazione funziona: non ha mai colpe nei gol, ma cerca di trovarsene nel primo tempo, pascolando scettico fuori l’area di rigore e invogliando i pallonetti altrui. Più volte tenteranno di uccellarlo, cessi. Tuttavia, ispira certezza e sicurezza ad una difesa che comincia a ritenersi la migliore del campionato e forse, soprattutto, lo deve anche al proprio portiere. Voto: 7- - ; “Scanzonato”
Marco. La solita nervosa partita, la solita buona prestazione. Costruisce meno del solito, ma si impegna a neutralizzare gli avanti e a innervosirli quanto basta, riservando sbuffi e contrarietà anche per i suoi compagni di squadra, generoso. D’altronde è il suo stile, si sa. Ed è anche per questo che il presidente Ragazzo ripone su di lui la massima fiducia. Fino a poche ore della gara, va detto, nemmeno sapeva di dover giocare. Inutile dire che non vedeva l’ora. Voto: 6,5; “cazzuto”.
Dario. Ora si mette pure a fare i gol. È il pilastro della difesa e lo sa. Se non viene non si gioca. Ha l’acqua santa nei calzini, l’abbiamo sgamato. E gli avversari, gli ultimi, lo vogliono pure picchiare, rosicando per tutti i suoi anticipi. Eppure, causa il campaccio, ha qualche momento di defaillance anche lui che però, come detto, rimedia con due gol, di cui uno molto bello. Voto: 7+; “straniero”.
Polpaccio. Sta di fuori e si vede, almeno all’inizio. La confusione trapela da qualche giocata di troppo, lui che è sempre così concreto e preciso. Ha le gambe pesanti, come molti, e se lo lascia scappare anche nel riscaldamento, confidandosi con il compagno Gesù Gal’n, il quale è infamone giornalaio. Riserba però un paio di bordate interessanti, andando vicino al gol. E litiga, d’improvviso, con l’arbitro, movimentando la serata. V: 6; “agitatore”.
Gesù Crist Gal’n. Lavoro oscuro, si direbbe. Ma per una punta, o mezza, o un quarto, è un po’ pochino. Soffre il campo pesante, come sempre, e sta in piedi per miracolo (d’altronde è Cristo). Si arrapa se vede la panchina, che cerca e trova sempre, unica certezza della sua vita. Qualche buona giocata, un paio di conclusioni sul portiere e una sponda per il gol di Dario. Poi, come detto, lavoro oscuro. Voto: 6; “impiegatizio”.
Tonino Cyrano Morese. Due tiri, entrambi nello specchio, per giunta parati a fatica dal portiere. Molta corsa, persino di più di qualche altro protagonista (vedi sopra). Sbaglia i soliti passaggi poi, cerca di infortunare Dario, ma in compenso tiene quasi sempre la posizione, dando una mano nei vari reparti e ricoprendo ruoli non suoi, sia pure, ma facendolo quasi bene. Qualcuno dirà “ritrovato”, qualcun altro, più cinicamente, semplicemente “trovato”. Chissà. Intanto, Loprieno, forse ceduto a tempo “determinatissimo” all’Atletico Vaccinara di Roma, non può non rosicare per la prestazione del suo amico/nemico. Voto: 6,5; “anima fragile”.

Ezequiel Sasà Ventura. La copertina è per lui. Ci mette una decina di minuti ad adattarsi a modulo, schemi e compagni di squadra. Poi, una volta preso coscienza della casualità di ogni elemento, entra in partita e realizza un gran gol di sinistro, con una girata al volo improvvisa su cui non ha alcuna chance il portiere avversario. Corre tanto, dà una mano dietro e nel secondo tempo, forse senza mai toccare il pallone, propizia la “cacata” dell’estremo difensore rivale, chiudendo il match definitivamente. È l’asso nella manica del presidente Ragazzo e si spera che questa non sia la sua unica apparizione nel Peroni Tim, dopo un anno e mezzo di attesa. Se così, può ritenersi già iscritto al torneo San Salvatore 2011/2012. Almen’quill. Voto: 7,5; “decisivo”

mercoledì 14 ottobre 2009

Peroni Team vs Elettromeccanica Cagno 4 - 4

IL PUNTO NERO Il Peroni c’è, e si vede. Nello scontro al vertice contro l’Elettromeccanica Cagno (il nome dovrebbe essere esatto, Dio permettendo), primo con i giallo-birrosi a punteggio pieno, la squadra dell’allevatore Tonino Palese sfiora il colpaccio e si vede raggiungere sul 4-4 finale solo all’ultimo secondo, causa un tiro libero a dir poco inventato. L’arbitro infatti, alla prima uscita al San Salvatore Stadium e forse nella sua vita, discolo di calcio, calciotto e calcetto, ha praticamente perso di mano la partita dal primo minuto del primo tempo. Un disastro. Anzi, un timido omino cui qualcuno ha affibbiato un fischietto che, seppur di minime dimensioni, ha pesato come un fardello per tutta la sua scellerata partita. Errori su errori per l’una e per l’altra squadra, che hanno finito inevitabilmente per influire sul risultato finale. All’ultimo minuto del tempo di recupero infatti, secondo molti già scaduto da un pezzo, Gesù Gal’n raccoglie il rilancio della difesa peroniana e va giù, poco oltre il centrocampo, rimediando un calcione sullo stinco (le immagini sopra parlano chiaro). L’albero fischia e, travolto da una sinistra tramontana, si piega col braccio contro la squadra del Peroni. Tiro libero all’ultimo istante e rete del definitivo 4 a 4, in una partita che aveva visto i rimasti-sotto del presidente Ragazzo sempre in vantaggio. 2-1 alla fine del primo tempo, 3-1 a inizio secondo, 3-3 e 4-3 a pochi minuti dal termine. Peccato (co’ddio).
Peccato per una prestazione di grande sacrificio da parte di tutti gli elementi, persino del rientrante Loprieno il quale, aiutato (e male) da Cyrano Morese, ha vestito i panni (stretti) di centravanti boa, al posto dell’insostituibile Daniele Magnisio. La squadra ha comunque risposto alla grande alle invadenze delle malelingue, tutte orientate a smentire l’ottimo inizio di campionato dei giallo-birrosi. Senza Magnisio, l’italo-argentino Daniele Tucci (che forse non tornerà mai) e Nicola Kogiun, il Peroni ha fatto la sua partita, puntando tutto sulle ripartenze e sulla sua difesa, ormai una delle migliori del campionato. Ha fatto la sua partita e l’ha fatta bene, mettendo il redivivo Gesù tra retroguardia e Loprieno, e lanciando i suoi esterni Marco e Polpaccio, veri attaccanti aggiunti di una squadra operaia e faticatrice. Non è un caso che le prime due segnature portino la firma di Marco, con un gran tiro dopo uno scambio da fuori area, e dell’ottimo Dario, nell’unica sortita offensiva della sua partita, in rete con un tocco da guizzante attaccante navigato. Nella ripresa, è Gesù Gal’n a riportare a + 2 il vantaggio, grazie ad una ribattuta sul portiere che ha fatto gridare allo scandalo la squadra avversaria, convinta del fallo del numero dieci (scritto sulla mano) del Peroni. Da quel momento l’albero ha perso la bussola, sciorinando tiri liberi, rimesse dubbie e falli a favore di fantasia. Un trimone, nella fattispecie. Sul 3 a 3, causato da una disattenzione difensiva e da un rimpallo sfortunato, il Peroni Tim avrebbe anche potuto perderla la partita, se non fosse stato per qualche grande intervento del numero uno Beppone Topone (numero uno non solo di maglia). Invece, a pochi minuti dal termine, la squadra di mister Palese ha trovato la lucidità del meritato vantaggio, con un preciso tiro a giro di Gesù Gal’n su verticalizzazione di Marco. Poi, ci ha pensato ancora l’alberello profumato a rimettere le cose a posto, nonostante la disperazione e le proteste dei guiallo-birrosi. Peccato, ma onore al merito al Peroni, ormai una vera squadra, in grado di lottare fino alla fine anche senza elementi importanti. La sbronza della vetta continua.

NOTE A fine gara, nonostante la vittoria mancata, i peronisti sono soddisfatti per la prestazione. Tutti tranne uno: Polpaccio. Guidoucc’ si aggira nello spogliatoio tastandosi le mutande e suscitando i sospetti omofobi dei compagni. Scuote la testa, si arrabbia, si guarda intorno, cerca in terra, fuori lo spogliatoio, negli indumenti lasciati nel borsone. Alla fine, svela il mistero: “mi sa che mi è caduta…una cosa in campo”. La squadra capisce e lo canzona, finalmente intuendo la confusione del’arbitro durante tutta la partita. Il sorriso ritornerà sul volto del Polpaccio a doccia fatta, dopo un fortunoso ritrovamento. Inutile dire che il medesimo sorriso si espanderà per tutto il dopo partita, davanti al Sommelier.
Da segnalare il compleanno del Loprieno, 27 o forse 34 primavere ben pasciute. Ha festeggiato con una prestazione generosa, in un bivacco da centravanti boa evocante il miglior Mark Hateley (Topos ricorderà). Fra qualche anno sarà pronto per lo squarto, in una lussuriosa brace di paese.
Mica male nemmeno il solito Tonino, nelle vesti di mister Palese, quando prima della partita, accanto i catechisti del San Salvatore Stadium (che nonostante le bestemmie durante le partite resta pur sempre una chiesa), si prodigava nel reperire il suo attaccante Gesù Gal’n per il consueto riconoscimento, chiamandolo appunto per soprannome e urlando sproloqui a suo carico, dimentico che il Gesù Cristo cui dava del “bastardo disperso” avrebbe potuto evocare anche il celebre Nazareno, quello vero. Curva-sotto nutrita, con Dolores esonerata dalle fotografie ma sempre sofferente, Saveriucc sostenitore armato di birre ma mai di acqua e Giuseppe il Rosso, all’esordio sugli spalti peroniani. Sbucherà anche una saltellante Valentina Rizzitelli, relegata fuori la rete di protezione perché visibilmente analcolica.


(nella foto sopra, la mamma dell'arbitro)

LE PASTEFROLLE


Topos Beppone Barrassi. Con 4 borghetti sul groppone si presenta con la sicumera dei grandi portieri di una volta, quelli con il numero uno dietro le spalle (o al massimo con il dodici). Roba da scomodare il furibondo N’Kono, il malsano Pumpido, l’ottimo e sbruffone Pfaff o il sempi-dubbio Zubizzarreta. Ha ragione però, perché disputerà una grande partita. Incolpevole su tutti i gol avversari, sul tre a tre devia in angolo un paio di rasoiate avversarie, con guizzi da cerbiatto. Mirabile la mano aperta su un tiro che ha visto arrivargli quando era già quasi in porta. Preciso anche nei rilanci, è ormai un protagonista del Tim Peroni. V: 7,5; “Café sport”.
Polpaccio. Non gioca come la scorsa gara ma fa comunque una buona partita. È offensivo quanto basta e difensivo più del solito. Dalle sue parti è difficile saltarlo nel tu per tu. Nella ripresa perde terreno, forse alleggerito dal suo amuleto magico che scoprirà di aver perduto solo negli spogliatoi. In un frangente di confusione Topone gli grida: “Guido, sai giocare! Sai giocare!”. E, difatti, si riprende presto, scacciando i fantasmi del mai pronto Morese. Voto: 6,5; “Erbivoro”.
Dario. È l’ultimo uomo della difesa, ma anche il primo quando si tratta di soffrire. Sbaraglia al largo senza complimenti i palloni più insidiosi, chiude bene e, nell’unico scatto in avanti, realizza anche un gol. Con Topone dietro è ormai feeling perfetto: se per caso manca uno c’è sempre l’altro. Si candida come uno dei migliori difensori del torneo. Voto: 7; “Carnivoro”.
Marco. È tanto nervoso quanto determinato a vincere. Gioca una gran partita, dando una mano in avanti e proponendosi in mediana. Va duro sugli avversari e morbido nelle palle da impostare. Invita i suoi compagni a non fare complimenti (nel primo tempo urlerà: “non ve ne fregate di quello che dice l’arbitro…entrate! Entrate!”). Meglio in avanti che dietro, come ammette anche lui, considerato il gran bolide da fuori area che ha aperto le marcature e i due assist, uno per Dario l’altro per Gesù Gal’n. V: 7,5; “Dunga”.
Tonino Cyrano Morese. Ricordate la palla-pazza che usciva dalle patatine e la lanciavi contro il muro e schizzava per tutta la casa attentando alla vista dei bambini? Ecco, precisamente. Celebri i suoi falli laterale, tenta di boicottare la partita sul 3-1 scontrandosi (volutamente) con i suoi compagni di squadra e facendosi trovare nelle traiettorie di ogni rilancio, attaccante aggiunto ma degli avversari. È, però, più generoso del solito e chissà che non si rimetta a posto con “le cervella”. Voto: 6; “pittoresco”.
Gesù Crist Gal’n. Seppur ancora in debito di ossigeno, rispetto all’altra partita è non un altro giocatore, ma un altro uomo. Si sacrifica molto. Fin quando ha gambe viene a prendersi il pallone, sfruttando la buona ispirazione della giornata che gli fa perdere pochi palloni. Fa salire la squadra, ma sbaglia due occasioni limpide nella ripresa, arrivando sotto porta quasi con la gobba dietro le spalle. Segna due gol, uno dubbio secondo gli avversari, dopo aver duettato con Polpaccio e rimesso in rete, con la forza, un’incerta respinta del portiere. Un altro di buona fattura, depositando d’interno destro il pallone dell’illusione. La strada della forma è lunga, ma almeno l’ha imboccata. Voto: 6,5; “Lazzareno” (un mix tra Nazareno e Lazzaro).
Loprieno Porceddu. È il suo compleanno e per regalo lo fanno giocare di punta. Galleggia per quasi tutta la partita, muovendosi abbastanza, va ammesso, e svolgendo il suo compitino, senza strafare o tentare inutili giochi di prestigio. Sa che è l’osservato speciale e furbescamente si eclissa al momento opportuno. Infondo, generosa la sua prestazione in un ruolo che non è affatto suo. Determinante poi, in un ripiegamento difensivo verso la fine della partita, quando anticiperà un avversario a difesa scoperta. Qualcuno urlerà al miracolo. Voto: 6,5 “Quatto quatto” (il mezzo voto è per il suo compleanno)

martedì 13 ottobre 2009

Ore contate per il Peroni?

A poche ore dalla terza uscita stagionale, per usare un detto barese, “l’aria è amara”. Il Peroni si gode la cima della classifica (e anche di qualcos’altro) ma tutti, presidente compreso, sanno che, come canta jovanotti nel suo ultimo sproloquio, “le cose belle stanno in equilibrio”. E il Peroni, si conceda, non è una cosa bella. Non lo sarà di sicuro, almeno secondo le malelingue, questo martedì 13 ottobre, in una partita che qualcuno ha definito “quella della verità”. Daniele Magnisio, bomber e salvatore della patria dell’ultimo match, è stato richiamato a casa Multisala. Sarà assente anche la prossima gara, preda di popcorn e fan di Tarantino. Daniele Tucci, ex salvatore della patria mai stato bomber, manca ancora all’appello, ufficialmente a causa degli allenamenti della sua squadra di calcio. Due assenze insostituibili, le quali hanno tolto fiducia a sostenitori e membri della compagine peroniana.
“Il problema sono i due Daniele” dunque, ricalcando la frase dell’allevatore Tonino Palese. Questa mattina infatti, avvicinato dalla stampa in una conversazione telefonica, il mister del Peroni era già preda delle preoccupazioni pre-gara. “Mah che pititone!” ha dichiarato subito, poco dopo il “pronto” assonnato, mentre domandava a chi scrive se fosse vero che fuori imperversava l’inverno. Erano le 12 meno un quarto e mister Palese dormiva e mentre dormiva sognava la squadra. “Siamo sette” ha prontamente annunciato, dopo il riflessivo peto, sospingendo il nome del rientrante Loprieno quale settimo aggiunto, quasi si trattasse davvero di un palliativo.
Il problema dunque, rimischiando il mazzo, non sono solo i due Daniele assenti. Il problema è anche Christian Loprieno, rientrante dalla solita immeritata vacanza romana. Se a questo si aggiunge l’ultimo Gesù Gal’n, in condizioni putride e reduce da una influenza non A ma B (perché non è andato bene all’orale), oltre lo sfavillante Tonino Cyrano Morese e l’assenza di Nicola Kogiun, allora il quadro è più che completo. “Qui gatta cicoria” insomma, verrebbe da dire, come di sicuro avrebbe sbagliato il solito presidente Ragazzo spappolando il proverbio di turno.
Il Peroni Tim si gode il primo posto dunque, forse in attesa di perderlo. D’altronde, come riportiamo di seguito, la stampa nazionale, di quartiere ed estera non sembra aspettare altro. “I Cafoni oggi perderanno la chitarra” ha titolato non senza snobismo il Guerin Sportivo nella sua pagina online. “Piove, Loprieno ladro!” invece, grida un tabloid d’oltremanica, già imputando il rientrante porcellino quale succulenta vittima sacrificale della probabile sconfitta. “Tonino torna in galera” proponeva ieri il cittadino “Camporeale-Sera”, riprendendo un vecchio coro da stadio ma confondendo clamorosamente l’allevatore Palese con l’ex-galeotto Emilio (grande sostenitore della campagna pro-Santaniello). Senza dimenticare la pagina locale della Gazzetta dello Sport, quella invisibile, il cui titolo non lascia adito a dubbi circa la campagna anti-peronista intrapresa da tutti gli organi di stampa: “Questo Peroni non s’ha da fare”.
Mister Palese, dal suo giaciglio, mano sul seno di Kim, starà già studiando le contromosse, peto dopo peto, riflessione dopo riflessione. Il sogno, la speranza, la risposta, potrebbe essere una clamorosa prova d’orgoglio dello zoccolo duro della squadra. Quello peggiore, sia pure. Ma anche quello più attaccato ai colori di questa maglia giallo-birra. L’in bocca al rutto è d’obbligo.

(nella foto sopra, mister Antonio Palese insieme con il suo collaboratore Il Naso, accanto a lui - foto mamt e pat't)

venerdì 9 ottobre 2009

Peroni Tim vs Maglia Arancione 5 - 3




IL PUNTO Se all’inizio del torneo qualcuno avesse scommesso sul Peroni Tim primo a punteggio pieno anche solo dopo due partite, gli avrebbero di sicuro riso in faccia. Eppure, la capolista eccola qua. Con un cinico e a tratti trapattoniano 5-3, la squadra dell’allevatore Antonio Palese liquida i più quotati avversari con la Maglia Arancione (come al solito il servizio stampa fa faville). Loro forse più forti, noi meglio assortiti e con un Magnisio in più. Il pupillo del direttore sportivo Babe Porceddu (assente apprezzato della partita, il quale dopo una sfilza di fenomeni parastatali ha finalmente azzeccato il jolly dal mazzo), è stato il vero trascinatore della squadra che però, in tutte le sue unità meno Gal’n e Morese, ha disputato una gran partita. Senza Daniele il Peroni avrebbe perso forse, ma a testa alta. Il “bomber-popcorn” (in omaggio al Multisala che ha concesso il secondo gettone di prestito per questa gara) ha realizzato 4 gol su 5, bombardando l’incerto portiere avversario da ogni posizione. Splendido e imprevedibile un bolide partito da metà campo. Preciso nel gol-lampo dopo un minuto di partita, quando Polpaccio ha rullato (il termine non è casuale) sotto di sé un paio di avversari, facendo recapitare il pallone dalle parti del centravanti.
Ad ogni modo, va detto, i rimastoni hanno meritato di vincere: sempre in vantaggio, sempre pronti a ripartire, sempre duri e ordinati in difesa. L’esempio lampante è tutto nel quinto e ultimo gol, quando si era sul 4 – 3 per il Peroni. Polpaccio (il migliore dopo Magnisio) blocca l’ennesima sfuriata avversaria, Gal’n gli si fa incontro sulla fascia destra e riceve palla. Pur con la lingua penzoloni (dal terzo minuto del primo tempo), indovina l’unica cosa della partita e salta con un tunnel il diretto avversario. Sfera a Daniele che gliela restituisce di prima mettendolo davanti al portiere, quando la difesa avversaria è ormai spappolata. Gesù Gal’n non si fida di se stesso e fa bene. Vede con la coda dell’occhio Marco che ha sapientemente seguito l’azione: palla per lui e appoggio in rete a porta vuota. Un’azione corale, rapida, cinica. Che fotografa l’intera partita.
Per tirare le somme, pur con l’handicap di un Gesù Gal’n con la distrofia muscolare e un Tonino Morese con il piede destro nella scarpa sinistra e viceversa, il Peroni Tim ha giocato da squadra. E ha vinto da squadra, a differenza dei più quotati Arancioni. E in questo sta, forse, la chiave di tutto.

NOTE Da segnalare i primi segni di cedimenti del lucidissimo e sempre bravo Dario. Nonostante le settantanove telefonate del presidente Antonio Ragazzo, il difensore si presenta per la partita con un’ora e passa di anticipo, convinto che fosse alle 21.00 anziché alle 22.00. Passerà l’ora di tempo a riascoltare sul suo nastro mentale le chiamate del presidente, nel vano tentativo di scovare il malocchio. Belli e impegnativi i due falli di mano non visti da parte di Tonino Cyrano Morese: una posa scomposta ma coordinata. Mano alta, aperta in segno di saluto, e contemporaneamente ginocchio truffaldino sotto, il tutto evocante il famoso (e francamente cretino) stemma dei mondiali ’90: il cosiddetto Ciao. In panchina invece, si rivede la “curva-sotto”. Un Tonino Morrison versione commentatore senza telecronista si sbellicava dal ridere, nelle vesti di capo ultrà moderato ma acutissimo. Farà un buon pre-partita, insieme con l’amico Beppe Topone in porta. Torna anche l’addetto stampa-fotografo ufficiale-grafico-rimasto-perbene Saverioucc: talmente preso dalla partita, non si avvierà mai verso il concerto dove aveva promesso di essere dopo il primo tempo – al cuor peroni, non si comanda. Sofferente invece, causa il 90% del suo organismo, esordiva anche Dolores: tenterà varie foto, indovinandone poche. Infine, applausi per Nicola Kogiun, presente in tribuna con la sua compagna e con ancora gli evidenti postumi dell’operazione al naso. Lo aspettiamo.

(nelle foto sopra, in ordine di apparizione: Lo spaesato Dario, preda delle telefonate di Morese; Il nuovo arrivo Beppe Topos Barrassi, di passaggio davanti i suoi nuovi tifosi; un momento a fine primo tempo, in cui i compagni di squadra si prendono gioco di Gesù Gal'n, con l'enfisema polmonare in atto; Tonino Cyrano Morese viene mandato in campo da Mister Palese e si chiede il perché, presagendo il peggio)

LE PASTELLE:

Topos Topoi Topone Beppone. È tornato lui. Il suo procuratore Morrison dice che ha avuto qualche defaillance nella scorsa gara a causa di una stramba astinenza che deve avergli tolto la concentrazione. Discutibile, come dice lui (consumato e arguto blogger), ma possibile. Contro gli Arancioni para tutto il possibile parabile e, nel terzo gol, per poco non riesce a parare anche l’imparabile, arrampicandosi tra gambe avversarie, palla e linea di porta. Urlante ed efficacissimo nelle uscite. V: 7,5; “sobrio?”.
Dario. Gli esiti mentali della perdizione dell’ora a vuoto, vagolante nei meandri di San Salvatore a causa dell’invasività Moresiana e in procinto di darsi agli psicofarmaci, si vedono soprattutto nel primo tempo. Quando si fa sorprendere in un paio di occasioni, lasciando libero davanti alla porta un avversario nel gol del 2-2. Nel secondo tempo però, quando c’è da soffrire, scaccia gli spettri Moresiani e alza la solita saracinesca. I tiri arriveranno sempre a distanza da lui. Impeccabile, al solito, negli anticipi. V: 7+; “prozac”.
Marco. Anche lui soffre di certe amnesie difensive, in una partita in cui ogni errore sarebbe potuto essere fatale. Ciononostante, ha grinta e lucidità da vendere sino alla fine, quando deposita in rete il gol della sicurezza. Importante nel far partire le azioni dalla retroguardia: in quello è il migliore di tutti. L’anno passato divideva la sua forza con una squadra rivale nello stesso torneo del Peroni. Quest’anno, pur di non sobbarcarsi le telefonate e i moniti moralizzanti del presidente Ragazzo, ha fatto la sua scelta. E sembra averla azzeccata appieno. V: 7,5 “affiliato”.
Barba Guidoucc Polpaccio. Dopo Daniele, c’è subito lui. Sbaraglia letteralmente la fascia, blocca gli avanti avversari, riparte veloce, serve assist e quando può bombarda, finalmente, il portiere nemico. In più, non si stanca nemmeno. Se non lo si conoscesse verrebbe voglia di definirlo persino lucido – ma sarebbe francamente troppo e francamente offensivo per chi è lucido. A fine partita griderà al miracolo, riflettendo sul fatto che per la prima volta dopo 16 anni la caviglia malmessa non lo ha bloccato. “Non mi fa male nemmeno adesso” riferirà stupito, a sera tarda, forse segnandosi di nascosto e baciando un piccolo crocefisso tascabile. V: 8; “prescelto”.
Gesù Crist Gal’n. Puzza di malattia. Si trascina per tutta la partita senza forze e con un polmone ridotto a gomma americana,. Ama la panchina come fosse il suo Padre Celeste: la cerca, la vuole, la desidera. A volte sviene. Sbaglia goffo tre occasioni che, onestamente, mai avrebbe sbagliato in condizioni normali, cioè senza spina biffida. Ciononostante, aiutato dai compagni, si dà da fare dietro, e nel secondo tempo riesce a collezionare un assist prezioso. Sta alla forma fisica come Berlusconi all’onestà. Ad ogni modo, ha già affittato Parco San Felice per un migliaio di corse. V: 5-; “Influenza A”.
Tonino Cyrano Morese. “Farfallina vola vola, bella e bianca, mai si stanca”. La sua partita sembra una filastrocca. Zompetta e svolazza in giro per il campo, sovverte gli schemi comuni, svirgola e scaracchia palloni da una parte all’altra. Memorabili, alcuni falli laterale. Misteriosi certi assist davanti la porta. Come se non bastasse si bea della sua performance lasciandosi scappare risolini beffardi nei momenti più concitati del match. Prende la vita così come viene, insomma. Eppure, ginocchio permettendo, c’è stato un tempo in cui faceva della corsa la sua qualità – tornerà mai quel tempo? Voto: 5+ “Dolce Remy”.
Daniele Magnisio. È la sua partita: dopo una manciata di secondi ha già segnato il primo gol. Ne farà altri tre: una rasoiata da sinistra, sfruttando la sponda del mongoloide compagno di reparto, un mezzo pallonetto defilato da destra e una sassata velenosa da metà campo, con qualche colpevolezza del portiere. Nel secondo tempo si limita ad incitare la squadra, di cui sembra far parte da anni, e a farla salire, talvolta sciorinando sponde e assist a go-go. È il timone e finalizzatore unico di un Peroni Tim cinico e ordinato dietro, forte e propositivo sugli esterni, sicuro quanto basta tra i pali. Ma senza di lui, non ci sarebbe stata nessuna capitalizzazione. Sfortuna che è in prestito dal Multisala. A fine gara dirà: “un gol l’ho dedicato a Loprieno, mi raccomando, diteglielo”. Perle ai porci? Ma no, infondo è anche merito del suo fiuto da direttore sportivo se è andata così bene. V: 9; “Jammin’.

giovedì 1 ottobre 2009

Peroni TIM vs Prosecco 4-2


SIPARIO SUL PERONI Riparte il campionato al San Salvatore Stadium e i giallo-birrosi si rifanno il look. Il Team cambia ragione sociale e diventa Tim, vendendosi (e giustamente) all’imprenditore Gibby Giobby, in cambio della promessa del saldo-iscrizione al torneo. Il presidente Antonio Ragazzo (alias mister Tonino Palese, alias l’esterno Tonino Cyrano Morese, alias il portiere Antonios Nasopolidids, alias il bidello Tonino Punto E Virgola) stringe un patto per ora soltanto verbale con il magnate della telefonia foggiana, il quale solo fra qualche giorno scioglierà le riserve. In attesa dei baiocchi, l’incertezza rimane. Ma il fatto che nostra grazia Gibby fosse presente alla partita d’esordio, sportivo/a in una mountain bike ultimo grido, la dice lunga sull’interessamento.
Eppure, la vigilia della partita era stata più volte minata dall’ansia del presidente Ragazzo. Telefonate ripetute e ripetutamente a vuoto, minacce metaforiche e chiare figure di merda nei riguardi dell’organizzazione del torneo lo avevano più volte portato sull’orlo dell’esaurimento nervoso. Al Bar 2000, studio legale del Ragazzo, non tirava una buona aria. I birrosi dal canto loro, uniti e solidali come al solito, avevano più volte fatto spallucce. Se si gioca, bene, se no, pazienza. Ci si becca in giro, dal sommelier, da Angelo. Ma la tenacia del presidente non si era fatta attendere e in serata, dopo un summit a due nasi e mezzo (quello del Ragazzo è ben più di una sporgenza ossea) con la presunta cordata di imprenditori che fa a capo al Gibbyna, era riuscito ad ottenere la promessa economica in grado di garantire per l’ottenimento di una proroga ai fini dell’iscrizione al campionato. Il Peroni Team diventava allora Peroni Tim in tutta fretta, come accade nei peggiori tracolli finanziari. Ad ogni modo, il presidente la spuntava come al solito e rivelava ai birrosi della squadra di aver risolto ogni squilibrio societario, sbandierando le sue doti di intermediario finanziario con le pezze al culo. Costante la replica dei birrosi: ci si becca in giro, dal sommelier, da Angelo.

QUEL MERCATO PICCOLO PICCOLO La bagarre societaria si riflette sul calciomercato e questo sulla curva. I rimasti-sotto dei tifosi, spesso presenti nella scorsa stagione anche nei momenti più bui (a proposito, ma chissà come è finita poi?), disertano gli spalti. Manca la curva-sotto, quella organizzata. Manca persino il fotografo ufficiale-addetto stampa-grafico della società, Saveriucc’Nardellucc, imbrigliato negli onomastici di famiglia. L’esordio, d’altronde, è di quelli che è meglio non sbandierare. Troppi dubbi, troppe incertezze. Innanzitutto, dove sono gli acquisti? L’allenatore-allevatore Palese aveva preteso dal presidente Ragazzo (in un faccia a faccia allo specchio del bagno, in campagna) almeno due, tre rinforzi. Un portiere, considerata la partenza di Christian L’Amico di Valerio Tonti, ceduto al Kelvin’Athletic di Londra per un pugno di tranquillanti; un difensore/centrocampista, considerati gli infortunati sempiterni (Polpaccio e Cyrano Morese); e almeno una punta di ricambio. In compenso, fino a pochi minuti dall’inizio della partita, era arrivato dallo Jacob soltanto Beppe Topone, indiscutibile estremo difensore prelevato dal Ragazzo chissà per quale intercessione (considerati i numerosi rifiuti del portiere nella scorsa stagione). Alessandro Sasà Ventura, determinante nel campionato passato durante le varie puntate di Chi l’ha visto?, aveva mantenuto fede alle promesse, ritornando a Napoli subito dopo la stipula del contratto col Peroni. Della punta di ricambio invece, nemmeno l’ombra. Anzi, anche l’italo-argentino Daniele Tucci (fegato funzionante della squadra, oltre che polmone artificiale e rene di fortuna) aveva declinato alla partita. Ma quando sembrava tutto perduto, grazie all’aiuto del direttore sportivo Babe Porceddu (cagliaritano con passaporto viestano) il Ragazzo riesce a portare in squadra, in prestito dal Multisala di Foggia, la punta Daniele Magnisio. Colpo che, in assenza di Nicola Kogiun, si rivelerà determinante.

LA FREDDA, BREVE CRONACA Alla fine infatti, il Peroni Tim ha persino vinto. E, udite udite, con merito. 4 – 2 sul Prosecco: lo stesso risultato con cui avevano perso l’anno passato, in cui si ricorderà lo scellerato autogol di Puccettone (tempi duri, quelli). Una partita mai messa in discussione, giocata in maniera ordinata, cinica. Tanto che all’inizio del secondo tempo, il risultato di 3-0 non sembrava lasciar adito a dubbi, dopo il rasoterra di Daniele Magnisio, l’aggiramento di Polpaccio e il diagonale di Jesus Gal’n. A movimentare il match ci ha pensato Beppe Topone. Causa il fuso orario dopo l’arrivo in terra Peronista, il portierone, il cui valore non si discute, si è fatto scappare due pallette evitabilissime che, almeno per qualche minuto, hanno riaperto l’incontro. Il Peroni allora ha mostrato tutte le sue crepe: il fiato, le gambe, la confusione mentale, tutti i nodi sono venuti al pettine. Ma il team, anzi il Tim, ha resistito. Almeno fino al gran gol dalla media distanza di Danile Magnisio, il quale ha definitivamente scacciato gli incubi.
A fine gara i complimenti si sprecano, qualcuno intona “la capolista eccola qua”, ma il presidente Ragazzo, che sa di averla fatta franca, taglia la corda senza concedersi alla stampa nel post-gara negli studi di Davanti a Enzo il Sommelier. Molte sono le cose da risolvere, dal prestito a gettone non sempre disponibile del buon Magnisio, al sussurrato rifiuto definitivo dell’ottimo Tucci, sino all’infortunio politico di Nicola Kogiun. Si attendono giorni difficili al Bar 2000 e il presidente sa che non può cavarsela con un Vittorio Pupillo qualunque.

NOTE Da segnalare l’assoluta incompetenza del futuro presidente del Peroni Tim, Amo Gibby Giobby, il quale, dopo il primo tempo, rivela alla squadra di non aver visto né capito i due gol della sua futura società, impegnato/impelagato in una difficile telefonata extraurbana provinciale, direzione Lucera. Curioso, invece, un signorotto sui sessant’anni, con le dita nella rete di protezione, sorpreso ad incitare i giallo-birrosi del Peroni e, in modo particolare, l’allenatore-allevatore Tonino Palese. Applausi invece per la nuova taglia indossata con sicumera dal Loprieno: una “elle” piuttosto aderente che, va ammesso, gli fa fare la sua ovvia porca figura.

LE PAPPARDELLE:

Beppe Topone. È l’unico, vero acquisto della società. Al primo tempo, complice una difesa granitica, fa il suo, controllando qualche pallone dalla distanza. Nella ripresa, vive i suoi 5 minuti di follia. Prima va a zonzo su un “pititello” su calcio di punizione, mischiando gli uomini della barriera in modo poco ortodosso. Poi, abbagliato dalla Madonna, sviene al cospetto di un traversone innocuo, confondendo il suo talento con le movente spastiche di un attaccante avversario che però, lo uccellerà furfante. Si rifà sul 2-3, neutralizzando in uscita un “tu per tu” con la punta nemica, alla sua maniera. Voto: 6-; “suspance”.

Marco Bevilacqua. È il duttile della partita, in veste di vice Daniele Tucci. Si sposta da destra a centro a sinistra, senza tralasciare qualche sortita offensiva delle sue. Non è al top, ma la qualità si tocca, tanto dietro che avanti (il riferimento non è fisico, sia chiaro, non fate i ricchioni). Sembra aver finalmente sposato con ardore il progetto del presidente Antonio Ragazzo (lo ricordiamo: la permanenza dal cicchettaro entro il 2027), il quale deve avergli fatto una bella lavata di capo per tutta la pausa estiva. Voto: 6,5; “colonna”.

Dario. È il migliore. L’anno passato, quando era stato acquistato a metà campionato, ci aveva messo qualche gara per riprendere la forma. Adesso, è lui che aspetta i suoi compagni. Non è un caso che i due gol arrivino su due tiri improbabili. Non lo superano mai, tanto che davanti alla porta gli attaccanti non ci arrivano che di rado e in occasioni di fortuna. L’anticipo, per lui, è come la pizzeria Ciak Si Mangia per Loprieno: uno spasso. Voto: 7,5; “chiuso”.

Guidone Barbone Polpaccio. È il suo compleanno e lo festeggia con un gol, dedicandolo al suo amico Silvio Berlusconi, con cui condivide la data di nascita e la passione per le escort. Anche con il solito infortunio alla caviglia (in fase di guarigione, probabilmente entro il 2014, in occasione delle Olimpiadi) gioca un gran primo tempo, bloccando la fascia e inserendosi nel secondo gol, con aggiramento del portiere e diagonale di sinistro. Nel secondo tempo perde smalto, ma ci sta. Speriamo solo che questa non sia la sua unica partita. V: 6,5 “Pdl”

Loprieno. Tutto sommato ordinato. Veniva da una partita di precampionato con Jesus Gal’n in cui, praticamente, non aveva nemmeno sudato. Qui, nella sua nuova taglia “elle” grazie ai digiuni e agli svenimenti estivi, fa una buona figura, sudando quel tanto che basta e indovinando persino qualche bel anticipo su avversari molto, ma molto più svelti di lui. Ha il solito blackout di inizio secondo tempo e si rifiuta di ammetterlo, tanto che verrà sostituito di forza. Questo gli vale, spietatamente, mezzo punto in pagella. V: 6+ “magrolino”

Tonino Cyrano Morese. Scampoli di partita, scampoli di calcio. Entra qua e là, zompetta e gira al largo dal vero gioco, trovandosi per sbaglio un paio di volte davanti alla porta. Maschera bene la sua evidente zoppia, con un ginocchio che non ne vuole ancora sapere. Propositivo e infondo generoso. Svirgola che è un piacere (soprattutto per chi da fuori lo vede svirgolare, d’altronde la classe non si perde mai, anche dopo un lungo infortunio). V: 6++ “papà gambalunga”

Jesus Ges’crist Gal’n. Un buon primo tempo in cui non ha fatto gol, propiziandone però uno (per la verità intestardendosi alla sua maniera) e regalandone un altro con un preciso taglio, a beneficio dell’amico Polpaccio (presentino per il suo compleanno). Prende un palo d’esterno che avrebbe meritato qualcosa di più. Nel secondo tempo disegna un triangolo con Daniele e segna all’angolino il 3-0 della presunta tranquillità. Da quel momento, sposa la causa della panchina. Non morirà. V: 6,5 “semiserio”.

Daniele Magnisio. Due gol parlano da soli, all’esordio con il Peroni. È punta vera, ma spesso arretra, talvolta non trovandosi con il compagno di reparto Gesù. Tuttavia, è alla sua prima uscita e deve ancora capire i non-meccanismi della squadra. In ogni caso, un assist e un gran gol, quello della sicurezza, gli valgono il secondo posto nella classifica dei migliori. Peccato che è in prestito dal Multisala. V: 7, “fuga per la vittoria”.