lunedì 21 dicembre 2009

Peroni Tim vs Ultimi in Classifica 3-1

ANAL–LISI DEL DOPOPOCOGARA La domanda serpeggia al termine della partita, infilandosi negli spogliatoi tra il puzzo e il vapore delle docce. Ce l’hanno sul volto alcuni peronisti, come il forte baluardo Dario, o il protagonista del match appena finito, Marco, così come l’infortunato a data da destinarsi Polpaccio. Persino nella mescolanza di Borghetti da fiato e sudore rappreso degna di ogni portiere e consona al bravo Topone, compare, sempre aromatizzato al caffè-sport, un certo sapore di convinzione, addirittura di forza (meglio fortezza, forse). Alla fine, il Gesù di turno interpreta in verbo (d’altronde al principio era il verbo) quanto si muove negli animi goliardici della squadra e la fa, quella benedetta domanda, al termine della penultima gara del girone d’andata: “ma non è che niente niente, sto Peroni Tim è forte?” Sorrisi smorzati, qualche ammissione, ammiccamenti. Nicola Kogiun, in tutta risposta, intona canti rossoneri (squadra gemellata col Peroni). Qualcuno fa notare che la vittoria è venuta contro l’ultima in classifica, almeno sulla carta, ma qualcun altro precisa che molti elementi non erano gli stessi e sul campo, va ammesso, s’è visto. Il Peroni Tim non tira le somme ma, Sant’Iddio (era da un po’ che non bestemmiavo), si prende ciò che gli spetta, in attesa di quest’ultimo incontro del girone d’andata che, finalmente, permetterà di tracciare una linea sotto queste prime 12 partite. Perché contro un avversario ben più forte di squadre come Quelli dei Grandi Numeri ad esempio (un brutto 2-1 per il Peroni), o Radioerre (3-2 con tre tiri nello specchio, con gol di Loprienovic…), e con poche o nessuna differenza da compagini come il Nuovo Gruppo (1-1, jellato), il team di Tonino Palese ha giocato davvero una buonissima gara, costruendo parecchio, sciupando altrettanto ma imponendosi con un risultato che sarebbe potuto essere tranquillamente più rotondo. Come ha sentenziato lo stesso Topone al termine del match, “ad un certo punto, dopo che loro hanno pareggiato, abbiamo cominciato a giocare come una di quelle squadre davvero forti che schiacciano gli avversari per prendersi la vittoria”. Il portierone risente dell’entusiasmo post-partita, ma non è andato lontano dalla verità, almeno a parere di chi scrive. Il Peroni ha praticamente assediato gli avversari per tutta la partita e non è un caso che l’unico gol dell’Ultima in Classifica è arrivato su tiro libero. Ciò che colpisce, per concludere, sono due elementi che spesso sono venuti a mancare nelle scorse partite: una convinzione psicologica (frutto forse di qualche droga residuale improvvisamente riemersa) e una capacità costruttiva e di gioco davvero imponente (questa assolutamente inspiegabile). Il resto, lo si dirà al termine della prossima gara (…ma mica è troppo serio sto pezzo?).

CRONACANDO IN BICICLETTA Dopo una decina di minuti di studio e naturale confusione (d’altronde Tonino Morese parte titolare), il Peroni mette le cose in chiaro. Un’azione corale partita da Polpaccio, incanalata da Kogiun’ e rifinita da Gesù Gal’n, porta Marco, da sinistra, a piazzare il piattone dell’1-0, con tanto di plauso per la manovra peronista. Gli avversari, forti di un buon portiere e un attaccante di peso, attaccano a testa bassa e l’arbitro, troppo morbido con falli e falletti, arriva a conteggiarne 6. L’ultimo fallo decisivo, in un’innocua mediana, è tutto di Tonino, seriamente intenzionato (per dirla alla Loprieno) a boicottare se non la partita, quanto meno il primo tempo. Ci riesce bene, facendo volare “a gamba nasuta” un esile avversario e poi sostenendo che non avrebbe potuto fare altrimenti (a parte non fare fallo, ndr). Ad ogni modo, 1-1. Il secondo tempo però, è tutto di marca Peroni, nonostante l’infortunio subito da Barba Polpaccio, che lo costringe a star fuori per tutto il resto della partita, mandando nella mischia definitivamente l’ex zoppicante Cyrano Morese. Ma quando si tratta di ammucchiate, l’amante degli animali (in senso più che letterale) si trova a suo agio e giocherà persino bene. Il Peroni costringe gli avversari dietro, con tiri da ogni posizione, triangolazioni efficaci e pressing a tutto campo. Il 2-1 è di Nicola Kogiun’, il quale sfrutta una respinta del portiere su conclusione di Jesus Gal’n (un minuto dopo il solito palo) e d’esterno (dopo tanti altri esterni) beffa al volo il portiere nemico. Bel gol, comunque. Dopo il vantaggio però, i giallo-birrosi continuano l’assedio, sospinti da un Marco in grande giornata, versione attaccante aggiunto. Sarà lui, dopo alcuni salvataggi sulla linea, a realizzare su tiro libero il 3-1 finale, grazie ad un fallo preso con mestiere dal Gesù Gal’n (dopo una manciata di calci subìti raramente fischiati dall’arbitro, va detto). Alla fine, c’è ancora il tempo per vedere all’opera Topone, nel frattempo assentatosi per una capatina allo Jacob (rassegna di cortometraggi): due interventi che valgono la partita, uno in uscita l’altro in entrata (nel senso che il pallone è stato estorto con la forza alla linea di porta). Il 3-1 alla fine, sta addirittura stretto al Peroni Tim.

NOTE Ammonito Cristo Gal’n, in versione molto barbuta in vista della Natività, per sciocche proteste contro l’arbitro. È un periodo in cui non riesce a comunicare con i direttori di gara (del tutto simile a quello passato da Polpaccio tre, quattro partite addietro…deve passare). Curva Sotto deserta (meglio, portano sfiga: è ufficiale), Loprieno bloccato in un atipico bordello di castità sulla Maglianella, a Roma, per intercessione del presidente Ragazzo (mercé di suore dell’Equador e ottomani dalle mani lunghe).


(nella foto sopra, Il nulla - fotomachicazzolafattastafoto?).

TIGELLE
(le pagelle risentono dell’orario in cui sono state scritte: 13.25)

Topona (speck, fontina, insalata riccia e borghetti balsamico). Nulla può sul tiro libero. Attento nelle uscite e sicuro nei tiri da lontano (gli unici fino al 3-1), si prende il suo bel voto con un’uscita “a valanga” e una smanacciata nel fine-gara, sorridendo per i fotografi che verranno. V: 7; “mezzobusto”.
Barba & Polpaccio (stinco di maiala rotto, ala di madre di maiala rotta, salsa, e cascata di pelazzi) Buon primo tempo (tanti tiri), dovrà uscire dopo pochi minuti nella ripresa. Subisce un fallo al termine di una sgroppata delle sue, non accontentandosi della punizione e mettendo male la solita caviglia che lo infortuna dal maggio del 1968 (primavera di Praga). V: 6,5; “Alexander Dubcek”.
Una Dario Light (acqua frizzante, polmone al sangue, tanto origano – servire freddo). Alcuni passaggi errati e qualche fallo di troppo. Per il resto, si segna sul suo taccuino ad inizio gara i nomi e cognomi degli avanti avversari e si frappone come un incorruttibile buttafuori davanti alle porte del Topone By Night. “Non sei sulla lista!”, “festa privata!”, “siamo pieni!” . V: 6,5; “THE DOORS”
Marco & Monti (prosciutto e funghi, mozzarella e pomodoro, tonno e cipolla – servire fredda e calda). Due partite: una difensiva e una offensiva. Si sdoppia bene. Copre meno degli altri ma attacca in maniera più efficace di tutti. Due reti, uno si tiro libero, e una partita giocata con forza e fosforo, impostando e rifinendo per i compagni. Neanche poi tanto nervoso. V: 7,5; “bi-cartine”.
Tonino Cyrano alla Morese (naso umano, foglie a’misch’, Kim al sangue – servire a letto o in cuccia). Confuso e disordinato nel primo tempo, efficacie e prezioso nel secondo (non come Loprieno – Tonì mi devi una birra). Prende le misure agli avversari e smette di scalciarli inutilmente, quando sono con le spalle alla porta. Poi, corre (tanto, a dispetto di un ginocchio in disordine) e quasi non fa rimpiangere Polpaccio, talvolta indovinando passaggi e recuperando pulito sugli avversari. Il mezzo voto è per la birra, ma ci sta. V: 6,5 “a’grash!”.
Cristo-Vegetariana (costato di soia, aceto in spugna, spine, tutto innaffiato da un temporale biblico). Stando ai fatti: un assist per Marco, un tiro in porta che ha propiziato il tap-in di Kogiun’, una moltitudine di falli presi di cui uno decisivo per il tiro libero del 3-1. A questi, il solito palo da fuori (la media è 1,5 a partita) e un “menage a trois” sulla linea di porta nemica, vinto dai due difensori piazzati davanti alla sua marcatura. Perde due palloni nel finale per movimentare la partita di Topone ma, cosa di cui va più fiero, mette davanti la porta il compagno d’attacco ogni volta che vuole. V: 6,5; “evangelico”.

Una Kogiun’ alla Nicola (crauti, salsiccia piccante, gorgonzola, cipollotti, un bove e patatine fritte con ketchup, maionese e ketchup e maionese). La ricetta non mente. I soliti tentativi prima del colpo che, per fortuna, arriva nel momento migliore. Il gol è di ottima fattura, d’esterno al volo, molto più difficile di quelli mancati tra il primo tempo e l’inizio del secondo. L’importante è che segni e, come s’è visto, che riprendi la forma migliore. Il Peroni lo aspetta. V: 6,5; “Gol-gota".

sabato 19 dicembre 2009

Peroni Tim vs Longobarda 6-3 (sospesa al 10' del s.t.)

LA NOTIZIA Partita sospesa al decimo del secondo tempo, sul risultato di 6-3 per il Peroni Team, per inferiorità numerica degli avversari. Per una volta, subito la notizia. Sì, perché se quelli del Peroni si presentano con la peggiore formazione possibile, senza Topone in porta e con Nasopolidis al suo posto, priva di Nicola Kogiun’ e con Loprieno in versione centravanti bluff, la Longobarda fa anche peggio, giungendo al campo con soli 4 uomini. Al decimo della ripresa poi, uno di questi si infortuna e, prima ancora di accertarsi delle sue condizioni, l’arbitro fa prevalere il buonsenso sospendendo la gara e attribuendo i 2 punti al Peroni. Decisione sacrosanta, visto che i giallo-birrosi da alcuni minuti avevano ormai imboccato l’ovvia strada della goleada. Eppure, va detto, sbandierato e ammonito, al primo tempo il Peroni stava riuscendo nell’impresa di soccombere o, quanto meno, zoppicare contro un avversario con due unità in meno. Il 2-2 alla fine del primo tempo d’altronde, lo testimonia. La Longobarda, forte del capocannoniere, era addirittura passata in vantaggio. Si dirà che il Peroni non era al massimo della concentrazione, vero, e che un Loprieno in più non è sempre un vantaggio, verissimo, o che Nasopolidis, poco ortodosso e zoppo in porta, non dà certo la sicurezza di un Topone, altrettanto veritiero; ma certo è che l’impresa, al primo tempo, si può definire praticamente riuscita. Alla fine però, alla Boskov, i due punti fanno più che comodo e risarciscono, forse, qualche altra partita in cui le cose sarebbero dovute andare diversamente. Vedi il punto con l’Elettromeccanica, privato dalla punizione inventata all’ultimo secondo dall’arbitro (stranamente lo stesso di quest’ultima partita, di cui si è apprezzato il buon senso) e vedi anche il pareggio subito dal Nuovo Gruppo, al termine di una partita giocata all’attacco e con tre pali presi. Tutto, alla fine, ritorna (anche Loprieno?).

PER LA CRONACA due reti di Gesù Gal’n, due di Polpaccio, due di Marco. Giusto per tenere i conti.

NOTE Da segnalare le parate “a schiaffo” di Nasopolidis: sganascioni contro il pallone assolutamente privi di stile e di coerenza con lo spazio-tempo. Tuttavia, interessanti.


PAGELLE Scherzavo

martedì 8 dicembre 2009

Peroni Team vs Nuovo Gruppo 1-1


(PSICO)ANALISI Chi non lo fa, lo aspetti. Il gol, naturalmente (non la canna). È quello che è accaduto al Pino San Salvatore Stadium nell’ultimo incontro giocato tra il Peroni e il Nuovo Gruppo (mah…). Al bel gol di Nicola Kogiun, sradicato dai piedi del difensore e insaccato di forza con una puntata rasoterra, ha risposto sul finire del secondo tempo l’uno a uno della veloce punta avversaria, nell’unico vero svarione difensivo e, forse, in una delle poche, pochissime sortite pericolose del’intera gara. Peccato. Perché il Peroni avrebbe potuto concludere la partita con almeno un paio di gol di scarto, se Nicola Kogiun, soprattutto al primo tempo, non avesse fatto la solita indigestione di gol, e se i tre pali colpiti nell’ordine da Polpaccio, ancora Nicola e infine Gesù Gal’n, si fossero tramutati in gol. Peccato, come detto. Per un Peroni più che mai nervoso e sciupone sottoporta, oltre che, va aggiunto, duro e concreto in difesa, con un Topone sempre sul “chi va là”. Una squadra di rimasti-sotto ben più viva rispetto a quella dell’ultima gara, vinta sì, ma con i morti e giocando male. Eppure, ancora lontana dal ritrovare quel cinismo che nelle prime 5 giornate di imbattibilità, aveva rappresentato la loro arma vincente. Alla fine, la partita si sarebbe potuta anche perdere. E tutto sommato, prestazione alla mano, mister Palese non può che essere soddisfatto. Il Peroni adesso vagola a ridosso delle grandi, in un presunto quarto posto che, a detta del presidente Ragazzo, rappresenta l’obiettivo della stagione. Chissà se riuscirà a raggiungerlo (“n’n crejd”).

NOTE Un arbitro cornuto, cieco e ubriacone.

(nella foto sopra, Il Portiere / foto Rosanna)

LE PAGINE GIALLE
(lunghe, complete, robuste. Come Dio comanda)

Topone Beppone Topone. S’incazza con la squadra più volte, spronandoli a far meglio e in questo non ha torto. In un paio di occasioni toglie la palla dall’angolino. In una, come un gatto (suo acerrimo nemico), sobbalza quasi da terra, estirpando la sfera dall’angolo alto, a seguito di una deviazione di un difensore su un tiro velenoso. Un errore, in uscita, in cui chiede scusa. V: 7- ; “onesto”.
Marco. Nervoso come al solito, benché un poco meno di qualche altro elemento, gioca una partita di grande sacrificio. Parte a sinistra, poi lo spostano a desta, infine a ridosso della punta per poi, sull’1-1, ritornare a sinistra ma con licenza di accentrarsi e colpire. Lo sfiatano e difatti, in alcune circostanza, perde la lucidità, sia nei passaggi che nei ripiegamenti. Comunque, non molla mai ed è anche sfortunato in alcune conclusioni. V: 6,5 “abusato”.
Dario. Ha la colpa, al 60% lui e 40% Gesù Gal’n, di aver lasciato un buco nel gol del pareggio. E spesso, si avventura palla al piede dalla difesa, rischiano molto, con testa bassa, bassissima. Ma glielo si perdona. Infondo, se non c’è lui la difesa perde sé stessa. E comunque, giocatori soli davanti al portiere non ne arrivano mai. Geniale in un paio di anticipi. V: 6+ “cocco di mamma”.
Barba Polpaccio. Duole ammetterlo, ma forse è il migliore in campo. Anzi, di sicuro. Preme tanto, facendosi vedere molto in zona offensiva e lasciando qualche spazio vuoto dalla sua parte. In ogni caso, da lì, non arrivano quasi mai i guai. Tira parecchio, coglie un palo che se avesse girato un secondo in più sarebbe stato un gran gol e si lancia in proiezioni offensive di grande livello. In una, sarebbe andato dritto in porta se il difensore avversario non l’avesse letteralmente abbattuto. È uno di quelli che, giustamente, a fine gara sente derubato della vittoria. V:7 “capa gloriosa”.
Loprieno Malefico. Dopo Dario e Marco, è quello che ha giocato di più. Eppure, nega, giurando e spergiurando, lamentandosi di non veder fruttare i suoi sette euro, come se gli altri li giocassero in BOT e CCT statali. Negli spogliatoi fa il diavolo a quattro, abbandona, getta la maglia. Tonino lo scruta con la coda dell’occhio, pronto a rescindergli il contratto, ma deve riporre penna e calamaio nel taschino. Il Loprieno è vivo e vegeto, e ce l’abbiamo solo noi. Quanto alla partita, che dire? Diciamo che non è stata la sua migliore uscita (addirittura mistico in un paio di fari illuminanti da fascia a fascia). Vero è che lo innervosiscono anche gli altri. Però… V: 5 “ludico”.
Gesù Gal’n. Parte bene, tagliando a metà la difesa dopo un minuto di partita e mettendo solo davanti alla porta Nicola Kogiun’, inutilmente. La rifarà più volte durante la gara, e sempre inutilmente e non per colpa sua. Spesso salta l’uomo, o almeno fino a quando non comincia a perdere di mano la partita, nel secondo tempo, incaponendosi contro l’arbitro per varie ragioni. Non ripiega sul gol avversario, spartendosi con Dario la colpa, anche se in percentuale minore. Un suo pallonetto si ferma a metà strada tra l’errore e la sfortuna. Un tiro, verso la fine, gli viene deviato dal bravo portiere sul palo e da lì in calcio d’angolo. All’ultimo minuto poi, non arriva per un centimetro all’appuntamento con il 2-1 finale. L’avesse fatto, avrebbe avuto a disposizione ancora una volta il culo della signora Kim Ragazzo. V: 5,5 “più croce che delizia”
Nicola Kogiun. Sta riprendendo la forma, almeno fisicamente. Ma difetta ancora molto sottoporta. Il compagno di reparto, che gioca fisso alle sue spalle, lo serve più e più volte. Anche Polpaccio e Marco, quando possono, lo mettono in condizione di concludere. Solo in una occasione, quella del palo, è davvero sfortunato, con un tiro angolato. In ogni caso, il gol che segna è molto bello, nell’unica sortita in cui non è stato servito da nessuno. Nell’occasione va in pressing sul difensore, gli stradica il pallone con la forza, lo protegge, si lancia verso al porta e di punta insacca rasoterra, fulminando il portiere. Tutto da solo. Che gli diano fastidio gli assist? V: 5,5 “problematico”.
Mister Tonino Palese. Chiede sacrificio ai suoi, soprattutto a Loprieno. Lo vorrebbe lontano dalla difesa, lontano dalla panchina, forse dal campo, magari in autostrada, meglio se a Roma, perfetto se fuori dall’Italia. In realtà, uno è il pupillo dell’altro, e non è un caso che quando il Loprieno è in forse, di ritorno dai suoi finti colloqui di lavoro romani, il mister non fa che nominarlo. Cosa dice però, è top secret. V: 6+-; “Arrigo”

Peroni Tim vs Quelli dei Grandi Numeri 2-1


IL PUNTO (CROCE) “Gesù aiutami tu!”. Deve essere stata questa la supplica di mister Palese al momento del pareggio immeritato (e immotivato) della squadra avversaria. A 7 minuti dal termine, dopo una partita (si conceda l’espressione sbagliata ma efficace) “tirata” nella loro porta, al secondo tiro semiserio dell’intera gara e a causa di uno svarione neanche poi tanto svarione, l’allevatore del Peroni Tim vedeva la sua panchina mancargli da sotto al culo. L’1-1, contro una squadra di gran lunga inferiore, non era neanche da mettere in ipotesi. Insistenti infatti, s’erano fatte le voci in settimana di un possibile avvicendamento in panchina. Il Presidente Ragazzo, presente sugli spalti in compagnia della signora Ragazzo (alias Kim Ragazza), aveva paventato più volte il cambio in panchina, in caso di mancati 3 punti. S’erano fatti i nomi di un redivivo Puccettone, nella versione di player-manager alla Gianluca Vialli, di Puccettino, nel caso in cui il fratello non avesse potuto, e della coppia Alberto-Maggie, l’uno alla tattica l’altra alla motivazione. Ma per fortuna del goffo allevatore (come testimonia lo striscione nella foto), il giocatore Gesù Gal’n, da buon misericordioso, ha pensato bene di salvargli la panchina (la quale attualmente è in verità l’unica occupazione benché non retribuita del bell’Antonio). Un colpo di testa che aveva molto della provvidenza e molto poco della reale qualità del quarto di punta o, più “peronianamente” parlando, della punta da trequarti, ha restituito credibilità al Palese, il quale non ha mancato di ringraziare il suo Salvatore con un chiaro invito ad abusare delle chiappette della signora Kim Ragazzo, in pieno conflitto di interessi. Fortuna vuole che un solo malato di “zooerastia” basti e avanzi, in una squadra tutto sommato normale, almeno da quel punto di vista.

LA FREDDA CRONACA Che dire? Un autogol al primo tempo propiziato da Jesus Gal’n, un pareggio improbo degli avversari e un colpo di testa un poco a culo al termine dell’ennesimo assedio, su respinta del portiere dopo l’altrettanto ennesima occasione sprecata da Nicola Kogiun (ancora lontano dalla forma). In mezzo, una squadra, il Peroni, ancora scossa dalla doppia sconfitta e con evidenti problemi in fase di costruzione, oltre che sotto porta. E un’altra che, per tutta la gara, ha giocato con la difesa a 4, sparacchiando palloni lunghi per un triste attaccante sbilenco il quale però, nell’unico svarione, stava per uccellare l’intera partita di tutti e, come detto, la stessa panchina del Palese. Il resto, poca, pochissima roba.

NOTE Da segnalare un’unica, splendida nota, la quale ha dato il nome alla squadra avversaria, come di consueto ignorata da chi scrive. Dopo il 2-1 di Gal’n, Topone, esausto dal vedere sbattere in faccia al portiere avversario i palloni dei propri attaccanti, sbottava così: “E che cavolo! Secondo la legge dei grandi numeri…prima o poi”. Al che, irritato, un omino avversario si girava e, ringhiandogli tutto il suo agonismo represso, replicava: “Ma che grandi numeri e grandi numeri! Avete solo tirato in porta per tutta la partita!”. Il portierone peroniano, incredulo, si ritirava nella propria arietta, a meditare sulla filosofia del giuoco calcio e a porsi, per tutta la serata, la seguente amletica domanda: “ma i tiri in porta, portano la felicità?”

(nella foto sopra, lo striscione dedicato a Gesù Gal’n, propiziatorio del miracolo salva-Palese / foto lamammadellamammamanonlanonna)

PIATTELLE
( siccome sono passati tanti giorni e chi scrive ha bruciato cellule cerebrali, le valutazioni saranno brevi e un poco superficiali. Però esatte. Soprattutto per Loprieno)

Topos Increduli. Due tiri circa, uno preso l’altro no, indurrebbero a pensar male di lui. Eppure, non è così. Infondo incolpevole. In ogni caso, bravo nel commentare le azioni della sua squadra durante la partita e anche dopo. Cosa che gli vale un bel mezzo voto in più. V: 6,5 “arguto”.
Dario. Bene, forse. V: 6,5 “a fiducia”
Barba Polpaccio. Non deve aver giocato una grande partita, altrimenti me lo ricorderei. V: 5,5 “a sfiducia”.
Marco. Vedi sopra.
Gesù Gal’n. Non è che abbia fatto il fenomeno, anzi. Però almeno ha segnato un gol e mezzo, salvando la panchina dell’amico allevatore. V: 7 “santo”.
Nicola Kogiun’. Si vede che sta a dieta, tanto che appena ha potuto lasciarsi andare non si è fatto pregare. Una grande abbuffata di gol sbagliati (e questo chi scrive se lo ricorda). V: 5 “felliniano”.
Loprieno. Bloccato sull’autostrada, regala la vittoria ai compagni di squadra, arrivando a Foggia con un paio d’ore di ritardo. È lui il vero eroe. V: 8 “autosquadra”.

domenica 29 novembre 2009

Peroni Team vs Cugini di Campagna 3-6

BREVE ANALISI ROSICONA CON POST-PARTITA E PROFETICO PRE-PARTIRA Dopo dieci minuti di partita, il quadro che tifoseria e giocatori hanno davanti è di quelli che non promettono nulla di buono. Il Peroni Tim è arroccato nella propria metà campo, sotto mezzo assedio dei forti Cugini di Campagna, i quali bombardano la porta giallo-birrosa da ogni posizione. A difenderla, un maldestro ma strambamente efficace Antonios Nasopolidis, all’esordio in questa stagione. Fuori la rete di protezione, il Topone titolare è alle prese con un’emottisi cristiana, la quale gli scorga stigmatica dal naso, inzaccherando il fazzoletto col ghiaccio cui ha affidato le sue speranze di rientro. Capillari fragili, dirà qualcuno. Porcamadonna, mormora qualcun’altro. Sì, perché la cosa più grave è che il Peroni è in 5 contro 6, causa l’imbottigliato Loprienovic, il quale per la prima volta nella sua vita pseudo calcistica è atteso come Beppe Signori alla finale di Usa 94. L’ex eroe rossonero non giocherà mai quella gara, ma il nostro eroe sì, pervenendo, inutilmente, nell’esatto momento in cui lo stoico Topone decide di rilevare l’altrettanto stoico (va detto) Nasopolidis, vergine di gol subìti per chissà quale santo protettore dei catenacci. Ma ormai, la frittata è in padella. E se si crede ai presagi che il caso o il destino riserva ad atei e cristiani, non si può non aspettarsi una memorabile disfatta. Il Peroni va che più sotto non si può, col gioco, col nervosismo, con la difesa, con l’attacco. E si trova, a inizio secondo tempo, con un passivo di tre reti a zero. Meritatamente. Reagirà, tornando all’improvviso ad un gol di scarto, 2-3 nell’arco di cinque minuti di relax degli avversari e per opera di una zampata di Nicola Kogiun, tornato al gol dopo il rientro, e con una bella punizione di Polpaccio. Ma durerà poco, perché il nemico si riporterà a più tre in poco tempo, per poi chiudere il match sul 6-3. A fine gara, in uno spogliatoio di fuoco e non solo per la puzza, l’allenatore Antonio Palese fa buon viso, ma sa che rischia la panchina. Due sconfitte così non si vedevano da tempo. E la squadra ha dimostrato di non essere all’altezza di aspettative che, in verità, non avrebbe mai dovuto crearsi. Colpa dei sogni, si potrebbe dire, spiegando il tilt tecnico e tattico in termini di false ambizioni, di speranze di grandezza troppo più grandi dei brutti giocatori peronisti. Chissà. Una causa certa della sconfitta, va ammesso, è da ricercarsi nell’assenza di Dario. Senza di lui, non solo la difesa ma tutta la squadra perde quella forza e determinazione che, in altre occasioni, ha rivelato di possedere. In ogni caso, c’è bisogno di un bagno di umiltà. Magari di umiltà e birra, insieme, sia pure. Purché si torni a sorridere, anche perdendo le partite.

NOTE L’ennesimo infortunio capitato a Tonino Cyrano Morese, dopo essere subentrato ad Antonios Nasopolidis così come indicato dall’allevatore Antonio Palese su suggerimento del Presidente Ragazzo. Si è fatto male da solo, ovviamente. Chi mai avrebbe potuto e voluto falciarlo (a parte Loprieno)? Visibile la disperazione del bidello Tonino Punto e Virgola, già pronto a fare la sua ricomparsa pubblica. Da segnalare anche i battibecchi di fine gara tra i seguenti giocatori peronisti, avvenuti negli spogliatoi: Gesù Gal’n vs Loprienovic e Marco vs Polpaccio. Motivazioni? Due, identiche per tutti e quattro: il nervosismo (chi più chi meno) e la cessaggine (costante e uguale per tutti). Purtroppo, la cosa non è degenerata e nessuno è andato a rinforzare la squadra con una propria opportuna dipartita. Peccato.

(Nella foto sopra, l'esordiente Nasopolidis fa il gonzo tra i pali - foto suamadre)

LE PAFFUTELLE Tutti quattro. Più che politico, un voto religioso. Unica eccezione i portieri:

Antonios Nasopolidis. non prende gol. Unico dei tre portieri in campo, compreso quello avversario. Para coi piedi, come il mitico Garella, e con il naso, come nessun altro ha mai fatto. Eppure, cadendo, infarcendosi di gommini del sintetico del Pino San Salvatore Stadium, zoppicando tra pali e linee di porta, si salva. Culo? Naturalmente. Ma anche una buona dose di fortuna. Senza dimenticare quel pizzico di aiuto da parte della Dea bendata. V: 6,5; “meritocraticamente”

Topos. Fa quello che può, e quello che non può lo fa pure, ma i tiri sono tanti e a un certo punto anche lui, va ammesso, si rompe il cazzo. In ogni caso la sufficienza non gliela si nega ma, per creare un poco di competizione, prenderà un mezzo voto in meno del suo secondo portiere Nasopolidis. Offensivo? Può darsi. V: 6; “sacrificale”.

martedì 17 novembre 2009

Peroni Tim vs I Primi in Classifica 0 - 3


POST-SCONFITTA È arrivata. Dopo quattro vittorie e un pareggio subìto all’ultimo secondo su tiro libero dubbio (quindi dopo quasi cinque vittorie), la sconfitta, finalmente, è giunta. Tre pappine, due al primo tempo e una al secondo, a chiudere i giochi di una partita che infondo, il Peroni ha meritato di perdere. Risultato troppo rotondo, di sicuro. Con qualche episodio sfortunato, sia pure. Ma sconfitta ineccepibile, per una combriccola di ubriaconi e cannati (e diciamolo porca madonna!) che in fin dei conti non si sarebbe mai sognata di giocarsi il primo posto alla sesta di campionato, contro una squadra molto più in forma e con tutti i requisiti per stare lì in cima alla classifica. Nessun fenomeno dall’altra parte, sia ben chiaro. Ma tutta gente che corre e questo, per il Peroni, è davvero troppo. Negli spogliatoi il malumore si sente, ma è quasi accennato come per dovere, giusto perché si era lì, ad un palmo di naso (non di Tonino) dall’impresa. Si muovono critiche all’attaccante Gesù Gal’n, colpevole di essere “attaccato”, lui, che dovrebbe svolazzare sulle acque come il nomignolo cristiano imporrebbe. Ma ci si lamenta anche per la mancata costruzione del gioco, per i rifornimenti arrivati col contagocce lì avanti e per Christian, naturalmente. Due, però, le note positive: il ritorno della Curva Sotto, giunta in massa per deridere la squadra (a proposito, purtass’r rogn?), e l’esordio, dopo il lungo infortunio al naso (con un Tonino invidiosissimo), di Nicola Kogiun’.

CRONACA DI UNA MORTE ANNUNCIATA La partita si decide in due minuti, forse. Verso fine primo tempo, quando il Peroni è (rimasto) sotto di una rete ma ancora in partita, Dario spazza un pallone dalle retrovie che Cristo Gal’n rimpalla di tacco all’indietro, nel tentativo di fermarlo. La sfera raggiunge per intervento diabolico l’attaccante avversario, il quale solo davanti a Topone lo infila senza problemi. Porcoddio, si dirà, ma non è tutto. Due minuti dopo, Gal’n prova a farsi perdonare l’involontario assist all’avversario: raccoglie da sinistra e in corsa spara sul portiere. La palla prende uno strano effetto e sulla ribattuta il nazarenico di sinistro la rimette in porta. Lo stesso diavolo di prima soffia sulla sfera che termina sul palo quasi interno e, nonostante tutti la credano dentro, esce fuori. Se il rimpallo non fosse andato a buon fine e il palo fosse stato più interno, la partita avrebbe anche potuto prendere un’altra via. Ma è anche vero che se Loprieno fosse magro farebbe l’ala sinistra in seconda categoria e Tonino, se non fosse Tonino, sarebbe un premio nobel per la fisica. Quindi, come non detto. Resta il porcoddio per una jella che ha perseguitato i peronisti per tutta la gara. Il resto, poca roba. Un diagonale indovinato nel secondo tempo da parte degli avversari (gol simile al primo) e un orgoglioso forcing nel finale da parte del Peroni, quasi a voler puntualizzare che seppur rimasti sotto, i giallo-birrosi non amano perdere così facilmente. Meglio perdere tra mille difficoltà.

NOTE Intravisto a fine partita, dietro la rete che separa il Pino San Salvatore Stadium dagli spalti, il buon vecchio Daniele Tucci, italo-argentino il cui apporto sarebbe stato più che utile per raddrizzare la partita. Divertita e sorridente, la Curva Sotto è un piacere a vedersi, anche se porta un poco sfiga. Oltre allo zoccolo duro della tifoseria composto da Saveriucc, fotografo e grafico ufficiale, e Beppe il Rosso, ormai vice-capoultrà a sorpresa, fanno la loro comparsa Capacchione, con famiglia a seguito nelle persone di Frangé e Ausy, e gli aficionado dello scorso anno: Ciucikkio, Sisina e zia Olga Monella. Da segnalare durante la partita la tattica disorientante di mister Tonino Palese, il quale ripete più volte a Gesù Gal’n che sarebbe dovuto entrare alla prima occasione e poi, quando questa si presenta, sfruttando un momento di disattenzione si tuffa nella partita, travestito da Tonino Cyrano Morese. Un guizzo interessante. Gli occhi di Polpaccio infine, non meritano nemmeno una menzione . Essi sono ormai una triste consuetudine di ogni gara, che tanto fanno male allo sport.

(Nella foto sopra, batte un cuore peroni)

LE PANARELLE
(per ragioni di ordine pubblico e d’accordo negli spogliatoi, si è pensato di dare un 5 politico a tutti, tranne che a Topone. Al massimo, per rendere l’idea delle cose, si porrà un + o un – per ogni prestazione individuale)

Topos. Due interventi splendidi gli spalancano le porte dell’incolpevolezza. Non doveva nemmeno venire e forse, per lui, sarebbe stato meglio: si sarebbe evitato la delusione. Vola con la punta del dito nel secondo tempo, verso l’alto, nonostante i due gol sotto. E si ripete dopo qualche minuto, a terra, ostinato nel tenere a galla la zattera peroniana. Quasi romantico. V: 7; “infranto”.
Marco. Si sbraccia e si ribella alla realtà dei fatti, più volte, Ercole contro Dei troppo più forti di lui. Perisce, perdendo via via lucidità e nascondendosi in alcune occasioni cruciali. Tuttavia, a fine gara, è il primo a ricordare a tutti che nulla è perduto, ormai affiliato nella setta psico-spirituale orchestrata dal presidente Antonio Ragazzo. E pensare che non sarebbe dovuto venire neanche lui. V: 5+ “professionista”.
Dario. I suoi anticipi li fa, randella alla solita maniera, ma compie anche qualche errore in fase di impostazione. È molto arrabbiato a fine partita e se la prende ora con la sorte, ora con la mancanza di mordente della squadra…Non è che ci credeva veramente? In ogni caso, la prossima partita non ci sarà e il Peroni dovrà dimostrare di non essergli dipendente. Vedremo. V: 5; “vedremo”.
Polpaccio. Infondo, fa la sua partita. E si dà da fare anche in avanti, soprattutto verso il finale di gara (è uno degli ultimi a mollare). Un gol arriva dalla sua parte, al primo tempo. Ma risulta essere uno dei più lucidi, a conferma che la vita è proprio strana. Tuttavia, il “più” non lo prenderà e sa bene perché. V: 5 “proibizionismo”.
Loprieno. Francamente non si hanno grossi ricordi di lui. Segno che dove non ha inciso nemmeno ha guastato. In un paio di occasioni però, a pensarci meglio, si rifiuta di correre, ostinandosi nella sua ricerca calcistico-filosofica verso la così denominata “posizione universale”: un ruolo magico, che a detta di un oracolo dovrebbe conferirgli il potere di agire in ogni parte del campo senza minimamente spostare un dito del piede. Ricerca quanto mai vana. V: 5 – “Schopenauer”.
Gesù Crist Gal’n. A fine gara, il collega Topone gli appunta una critica: “non puoi tirare sul portiere”. Vero. È il terminale offensivo su cui contano tutti ma, per ragioni pratiche, è costretto a partire da lontano. Fin quando arriva dunque, fa appena in tempo a sbagliare. In due occasioni tira sul portiere, in una, sul palo, è sfortunatissimo, in un’ultima, defilato, fa letteralmente schifo. Tuttavia, non si può dire che sia mancato l’impegno, la corsa e le bestemmie gratuite. Il meno però è quasi un più per lui. V: 5 – “Vrachettone”.
Tonino Cyrano Morese. Sgamba che è un piacere, signori. Quando entra sulla sinistra, gli piace giocare a destra. Se parte davanti, sta dietro. Sulla fascia destra poi, in barba a tutti, cerca di accentrarsi. Non dà punti di riferimento agli avversari, insomma. Ma nemmeno ai suoi compagni di squadra. In ogni caso, è un simpaticone; e siccome il nemico/amico Loprieno ha preso il meno, lui si becca un bel più in pagella (d’altronde, ci sono interessi personali troppo delicati sotto…). V: 5 + “tattico”.
Nicola Kogiun. Il solo fatto che sia rientrato dopo tanto tempo, è già fonte di buonumore per la squadra. Non era in forma e si sapeva. E bisognerà aspettare a lungo, prima che ritorni ai livelli dell’ultima parte della scorsa stagione. Serve un buon assist per il compagno Gal’n che sbaraglia fuori. E il naso nuovo gli dona, tanto che Tonino se la sente a catena. V: 5 “bentornato”

domenica 8 novembre 2009

Peroni Tim vs Radioerre 3-2


IL PRE-PARTITACCIA Avversario facile, partita difficile. È questa, in soldoni (ho sempre sognato di scriverlo), la sintesi della 5° giornata del torneo che si gioca al Pino San Salvatore Stadium, di cui si ignora se abbia o meno un nome, un titolo di torneo. Contro Radioerre, il Peroni Tim (presto probabilmente di nuovo “Team”) manda in campo la peggiore formazione possibile, schierando gli amici/nemici Cyrano Morese e Christian Loprienovic dall’inizio, insieme, in sfregio alla povertà. Eppure, per Dio, vince. 3-2, giocando un’ottima brutta partita, forse la migliore brutta partita del campionato. D’altronde i presupposti c’erano tutti, sin dalle presentazioni in campo. Nel riscaldamento, Tonino Cyrano Morese e Barbone Polpaccio si presentano travestiti rispettivamente da Bob Marley e Peter Tosh, l’uno peggio dell’altro. Li segue a ruota Loprieno, il quale qualche ora prima, firmandosi “anonimo spione”, aveva soffiato a chi scrive tramite sms di “controllare, oltre i tacchetti, anche gli occhi di alcuni giocatori”. I due burloni giamaicani in tutta difesa tirano in ballo motivi legati al tempo trascorso dall’ultima “merenda”, intraprendendo una lotta contro il tempo che li vedrà presto sconfitti. L’uno, infatti, il Morese di turno, pur impegnando un’ammirevole quantità darà il meglio di sé nella lucidità dei passaggi, imbeccando tutti e proprio tutti i giocatori della squadra avversaria (e non è facile, si badi). L’altro, il Barbone, vivrà un’ora di profondissima depressione al largo della fascia destra, ammutolito da pensieri troppo più grandi di lui e preso da sentimenti di inquietudine verso la vita, la morte e gli altri temi universali. Non tira una buona aria nemmeno quando arriva Gesù Gal’n, debole di una giornataccia e con la scusa già in mano, sventolante, racchiusa in un paio di scarpette appena comprate che, a detta del “quarto di punta” (mezza è troppo), avrebbero potuto compromettergli i piedi. In aggiunta a ciò, in un pre-partita che più squallido non si potrebbe, giunge anche la notizia che Marco, per problemi di famiglia, non sarebbe riuscito ad essere della gara. Per fortuna, il mediano-esterno-centrale del Peroni arriverà in tempo per urlare le sue bestemmie alla squadra, scuotendo il team e spostando la partita in favore dei “peronisti”.

LA FREDDA CRONACA Dopo dieci minuti di confuso assedio avversario, con Gesù Gal’n accomodato in panchina sin dall’inizio tanto per mettere subito le cose in chiaro, Dario, “gioia di mammà”, prende palla dalla difesa e zampettando sugli avversari, rocambola e rimpalla fin dentro la porta. 1-0: “cinico questo Peroni!”, urla dalle retrovie Beppone, mai severamente impegnato nel primo tempo (fonti Topone). In realtà, è un Peroni anche un poco fortunato, ma comunque bravo a sfruttare quel poco che giunge in avanti. Lo conferma il gol di Loprienovic, nuovamente schierato nel ruolo di “centravanti bluff”, quando dopo una buona trama partita dalla difesa, con sponda di Gesù e taglio di Marco, si fa trovare pronto davanti al portiere e lo beffa con un pallonetto di destro, lui che è mancino (e il lettore può tirare le somme da sé circa la natura del gesto tecnico). In ogni caso, 2-0. Gli avversari accorceranno le distanze, ma non mi ricordo in che modo (d’altronde è domenica e si è giocato martedì, o forse era giovedì?). Tuttavia, la rimonta dura poco perché nel secondo tempo, al quarantaquattresimo tentativo (no minuto), Tonino Cyrano Morese indovina il suggerimento per Gesù Crist Gal’n, il quale in velocità beffa il portiere in uscita, uccellandolo sotto le gambe. Il manuale Peroni funziona ancora: gli altri a testa bassa in avanti, la quadra di mister Palese raccolta in difesa e pronta a ripartire a colpi di culo, senza la minima idea costruttiva. Una strategia di gioco geniale. A movimentare il match poi, ci pensano Topone e Dario, sul finale di gara. Un pallone piove innocuo dalla mediana, i due giocatori del Peroni si fermano e prendono a consultarsi dubbiosi. Dario apre il manuale del “giovane rimasto”, edizione per sportivi, e prende a chiedersi nel pieno dell’area di rigore se il portiere può o non può gridare “lascia”. Beppone, di rimando, cava gli occhiali dal taschino e connettendosi da un internet point prova a sbrogliare il rebus. Nessuno dei due farà in tempo, perché la palla rimbalza sulla testa di Dario, scavalca Topone e finisce a un centimetro dalla porta vuota, prima di essere appoggiata dall’attaccante di turno. A lungo se la prendono con l’arbitro dopo, come era successo nelle scorse partite, rimarcando una questione ormai secolare e ancora tutta da risolvere (vedi sondaggio accanto). Nel finale però, va segnalato un doppio intervento di Beppone Topos Topoi, prodigioso davvero, il quale consegna di fatto la vittoria agli almanacchi dei tornei cittadini. Un Peroni cinico, fortunato, operaio. E, chissà come, ancora vincente.

NOTE A dispetto di simpatici episodi di cui si è già detto e che chi scrive non ricorda, è opportuno dire che la nota più interessante è, forse, una sorta di convinzione dei propri mezzi da parte della squadra, la quale è fonte di preoccupazione per gli osservatori e appassionati di calcio. Oltre a ciò, va aggiunto che questa volta, a differenza dell’ultima partita, Barbone aveva con sé le mutande di ricambio.

(nella foto sopra, Bamby. – trattasi di una silenziosa protesta da parte dell’ufficio stampa nei confronti della Curva Sotto, la quale ha disertato immotivatamente ancora una volta gli spalti. Questo comportamento ingiustificato è causa dell’ormai depauperato patrimonio di fotografie di gioco, il quale non si rigenererà di certo da sé)

LE PIADELLE
(il “sei politico” è sembrato a tutti il voto più giusto, per una partita giocata davvero sottotono. In ogni caso, sarà facile cogliere dai commenti chi avrebbe meritato un mezzo voto in più e chi invece è andato più che di lusso)

Topos. Stranamente, non puzza di Borghetti. E difatti, il calo di concentrazione nel momento del gol del 2-3 non arriva per caso. Di parate non ne compie molte, ma dà sicurezza ad una difesa sempre più organizzata. Nel finale però, il doppio intervento a distanza ravvicinata è un amarcord per gli autistici del pallone: Berti, portiere del Palermo, in un remoto Foggia – Palermo del 1996, in serie B, su doppio tentativo di Kolyvanov (che lo uccellerà solo al minuto 90, con un prodigio). V: 6; “almanaccato”.
Dario. Meno Dario del solito, più Tonino di quanto si pensi. I soliti anticipi, l’ormai solito gol, ma anche molte imprecisioni. Ciononostante, sciocchezza sul gol a parte, è insostituibile. E non nel senso metaforico del termine: a lui, in partita, non è consentito il cambio. V: 6; “base per altezza diviso due”.
Marco. Se non avesse giocato, avremmo perso. È un continuo lamentarsi ed inveire, forse da vero capitano. Ne ha per tutti, sciorinando un repertorio che va dai soliti “chiamatemi l’uomo! Perché cazzo non mi chiamate l’uomo?”, fino a requisitorie del tipo: “Stai composto!”, “Tonino sputa quella gomma!”, “Galano tagliati i capelli!”. In ogni caso, è il nerbo della squadra. Estirpa palloni, vince tutti i contrasti, recupera, imposta e suggerisce per quanto possibile. V: 6; “Aleksej Stachanov”.
Barbone Polpaccio. Essere o non essere, questo il dilemma. V: 6; “Amletico”
Tonino Cyrano Morese. Passaggi a parte, piedi a parte, naso a parte, ruoli a parte, gioca una partita di grande generosità. E, spiace ammetterlo, addirittura decisiva dal punto di vista dell’intensità. Corre che è un piacere, il nostro Javier Nasotti. Sempre più sulla via del pieno recupero. V: 6, “Loprieno tremens”.
Gesù Crist Gal’n. Rompe i coglioni più di Marco, innervosendo i compagni. Va ammesso. Frustrato come un giocatore da torneo over 40. Fa il possibile però, lì avanti. Mai in forma, è spesso costretto a giocare da solo, anche perché di palloni giocabili (leggi Tonino) non se ne vedono. Segna un bel gol, in velocità, come ai tempi in cui davvero giocava a calcetto. Il resto, molte chiacchiere e pochi fatti. V: 6; “politico”.
Chrisitan Loprieno Loprienovic. Il gol è bello e dicendolo qua, subito, ce lo togliamo dalle palle. Una volta realizzatolo poi, si apposta prematuramente alla cassa, presentando con 40 minuti d’anticipo il conto. Sarà ricordato per una “veronica” sulla fascia, inguardabile e suicida. E un tentativo di dribbling nella sua area di rigore: folle, come il neonato ruolo di centravanti bluff che, va ammesso, si sente sempre più suo. V: 7, scherzavo: 6; “capa gloriosa”

sabato 31 ottobre 2009

Comunicato Stampa

L’ufficio stampa del giocatore (d’azzardo) Guido Guiducc Barba Polpaccio, sotto stizza del proponente, adirato dalla spiacevole mancanza nella sezione “Note” dell’ultimo servizio comparso sul detto blog “peroni team.blogspot” (di indubitabile scempiaggine), tiene a precisare che l’esterno di fascia destra, al termine della partita Peroni Tim vs L’orchidea e dopo occorsa doccia del dopo-gara si trovava, palesemente, privo e privato delle consuete mutande di ricambio. Si aggiunge inoltre, quale ulteriore e stizzita precisazione, che il Polpaccio mancava anche di calzini lindi e che, sommamente, si trovava costretto, a malgrado dei compagni e dell’ordine pubblico, ad andare in giro con le sconcezze allo sbando nel di lui calzone, privo di qualsivoglia rigore comportamentale.
Certi che la missiva vada a buon fine, l’ufficio stampa del Barbone invita redattore e tenutario del detto blog ad evitare, in futuro, spiacevoli simili mancanze, a ragione di in’informazione che sia la più puntuale possibile.
Con porcoddio,

L’Ufficio Stampa del giocatore d’azzardo,

Guido Guidoucc Barba Barbone Polpaccio

martedì 27 ottobre 2009

Peroni Tim vs L'Orchidea 4-2

LA CRONACA PIOVOSA E sono tre. Il Peroni Tim vince ancora e posa il culo sul secondo posto, comodamente. A un solo punto dalla capolista (di cui si ignora il nome) che però, secondo il parere dell’osservatore Tonino Marrazzo (altro alter alter alter alter alter alter ego del solito noto con problemi di trans), “ha giocato con tutte le cesse che stanno sotto in classifica”. Un nuovo 4- 2, ormai “risultato Peroni”, maturato contro L’orchidea, una cricca di pizzottelli con poca qualità ma molta quantità, in grado di mettere più volte le zampacce sull’esito finale della partita. Sì, perché i Rimasti non sono statti un granché, sta volta. Campo pesante, gambe pesanti, fiato pesante, Tonino pesante: il team Tim ha giocato forse la peggiore partita della stagione. Eppure, come accade per le grandi squadre, ha vinto. Rispettando la solita formula: aspettiamo e ripartiamo e, soprattutto, non ci fidiamo. Di chi? Di noi stessi, semplice. Mai sopravvalutare il potere dell’auto-sottovalutazione.
In ogni caso, la notizia più bella è l’esordio (e che esordio!) di Ezequiel Sasà Lavezzi. Ebbene sì, esiste. Dopo un anno e mezzo, il tornante di stanza a Napoli ha preso il pullman CSM e si è messo a disposizione dell’allevatore Tonino Palese, con tanto di sorpresa di compagni, tifosi e stampa (un tutt’uno ben mescolato negli spogliatoi). Giocherà una grande gara, segnando una doppietta: una rete al volo di sinistro, splendida e nell’angolino, che ha fissato il punteggio sul 2-0. E un’altra fantasma del 4-2 definitivo, scivolando e seducendo fatalmente il portiere, proprio quando gli avversari cominciavano a rosicchiare la credibilità del Peroni Tim, avvicinandosi sempre di più alla meta del pareggio. Le altre due firme sono di Dario: un tiro da fuori mal trattenuto dal portierino e un gran destro al termine di una bella azione corale, terminato sotto la traversa. Resta però una prestazione meno entusiasmante delle ultime, in cui qualche nodo comincia a venire al pettine. Ciononostante, la vice-capolista eccola qua! (non là, qua, qua!).

NOTE Molte. Tanto per cominciare l’alito di Borghetti di Topos Topone Beppone, sintomatico di una forma strepitosa e confermata in partita. Poi, gli occhi a palla di Polpaccio, individuati subito da Gesù Gal’n, nonostante gli occhiali pre-gara e tutte le mosse per sfuggire il suo sguardo, manco avesse una coscienza. Oltre a ciò, la preoccupante buona prestazione di Tonino Cyrano Morese, poeta e spadaccino, in grado addirittura di dare un contributo alla squadra. E, in aggiunta a ciò, anche la sua decisione di unirsi al gruppo nella doccia finale, immergendo i suoi piedini fanciullini in una vasca d’acqua causata proprio dal suo ciabattarvi strambo – un’immagine che non si può descrivere meglio. Infine, la chicca: l’ammonizione all’ultimo minuto di Barbone Polpaccio, finito sul referto arbitrale per “cause naturali“. In pratica, dopo un breve conciliabolo negli spogliatoi, la causa più plausibile sembra essere stata quella della pioggia, sopraggiunta nei minuti finali della partita. Come ha suggerito Beppone: “Guido, l’arbitro ti ha ammonito perché pioveva”. Il dubbio resta e resterà, anche perché il direttore di gara, forse pentito dell’insano gesto, si è presentato negli spogliatoi per un inconsueto saluto del dopo gara. Nel frangente, il mistero è diventato fitto, perché il colpevole Polpaccio si è rifiutato più volte di fuoriuscire dalla doccia, nonostante i chiari inviti dei compagni a trovare un chiarimento con l’arbitro, apparso un signorotto più che tranquillo e gioviale, a dispetto del furente “Lo Bello” descritto invece dall’esterno del Peroni. Mah.

(Nella foto sopra, Guiducc stc d'for - foto Lamamma)

LE BRETELLE

Beppe Topos. Para il parabile. Beve il bevibile. L’equazione funziona: non ha mai colpe nei gol, ma cerca di trovarsene nel primo tempo, pascolando scettico fuori l’area di rigore e invogliando i pallonetti altrui. Più volte tenteranno di uccellarlo, cessi. Tuttavia, ispira certezza e sicurezza ad una difesa che comincia a ritenersi la migliore del campionato e forse, soprattutto, lo deve anche al proprio portiere. Voto: 7- - ; “Scanzonato”
Marco. La solita nervosa partita, la solita buona prestazione. Costruisce meno del solito, ma si impegna a neutralizzare gli avanti e a innervosirli quanto basta, riservando sbuffi e contrarietà anche per i suoi compagni di squadra, generoso. D’altronde è il suo stile, si sa. Ed è anche per questo che il presidente Ragazzo ripone su di lui la massima fiducia. Fino a poche ore della gara, va detto, nemmeno sapeva di dover giocare. Inutile dire che non vedeva l’ora. Voto: 6,5; “cazzuto”.
Dario. Ora si mette pure a fare i gol. È il pilastro della difesa e lo sa. Se non viene non si gioca. Ha l’acqua santa nei calzini, l’abbiamo sgamato. E gli avversari, gli ultimi, lo vogliono pure picchiare, rosicando per tutti i suoi anticipi. Eppure, causa il campaccio, ha qualche momento di defaillance anche lui che però, come detto, rimedia con due gol, di cui uno molto bello. Voto: 7+; “straniero”.
Polpaccio. Sta di fuori e si vede, almeno all’inizio. La confusione trapela da qualche giocata di troppo, lui che è sempre così concreto e preciso. Ha le gambe pesanti, come molti, e se lo lascia scappare anche nel riscaldamento, confidandosi con il compagno Gesù Gal’n, il quale è infamone giornalaio. Riserba però un paio di bordate interessanti, andando vicino al gol. E litiga, d’improvviso, con l’arbitro, movimentando la serata. V: 6; “agitatore”.
Gesù Crist Gal’n. Lavoro oscuro, si direbbe. Ma per una punta, o mezza, o un quarto, è un po’ pochino. Soffre il campo pesante, come sempre, e sta in piedi per miracolo (d’altronde è Cristo). Si arrapa se vede la panchina, che cerca e trova sempre, unica certezza della sua vita. Qualche buona giocata, un paio di conclusioni sul portiere e una sponda per il gol di Dario. Poi, come detto, lavoro oscuro. Voto: 6; “impiegatizio”.
Tonino Cyrano Morese. Due tiri, entrambi nello specchio, per giunta parati a fatica dal portiere. Molta corsa, persino di più di qualche altro protagonista (vedi sopra). Sbaglia i soliti passaggi poi, cerca di infortunare Dario, ma in compenso tiene quasi sempre la posizione, dando una mano nei vari reparti e ricoprendo ruoli non suoi, sia pure, ma facendolo quasi bene. Qualcuno dirà “ritrovato”, qualcun altro, più cinicamente, semplicemente “trovato”. Chissà. Intanto, Loprieno, forse ceduto a tempo “determinatissimo” all’Atletico Vaccinara di Roma, non può non rosicare per la prestazione del suo amico/nemico. Voto: 6,5; “anima fragile”.

Ezequiel Sasà Ventura. La copertina è per lui. Ci mette una decina di minuti ad adattarsi a modulo, schemi e compagni di squadra. Poi, una volta preso coscienza della casualità di ogni elemento, entra in partita e realizza un gran gol di sinistro, con una girata al volo improvvisa su cui non ha alcuna chance il portiere avversario. Corre tanto, dà una mano dietro e nel secondo tempo, forse senza mai toccare il pallone, propizia la “cacata” dell’estremo difensore rivale, chiudendo il match definitivamente. È l’asso nella manica del presidente Ragazzo e si spera che questa non sia la sua unica apparizione nel Peroni Tim, dopo un anno e mezzo di attesa. Se così, può ritenersi già iscritto al torneo San Salvatore 2011/2012. Almen’quill. Voto: 7,5; “decisivo”

mercoledì 14 ottobre 2009

Peroni Team vs Elettromeccanica Cagno 4 - 4

IL PUNTO NERO Il Peroni c’è, e si vede. Nello scontro al vertice contro l’Elettromeccanica Cagno (il nome dovrebbe essere esatto, Dio permettendo), primo con i giallo-birrosi a punteggio pieno, la squadra dell’allevatore Tonino Palese sfiora il colpaccio e si vede raggiungere sul 4-4 finale solo all’ultimo secondo, causa un tiro libero a dir poco inventato. L’arbitro infatti, alla prima uscita al San Salvatore Stadium e forse nella sua vita, discolo di calcio, calciotto e calcetto, ha praticamente perso di mano la partita dal primo minuto del primo tempo. Un disastro. Anzi, un timido omino cui qualcuno ha affibbiato un fischietto che, seppur di minime dimensioni, ha pesato come un fardello per tutta la sua scellerata partita. Errori su errori per l’una e per l’altra squadra, che hanno finito inevitabilmente per influire sul risultato finale. All’ultimo minuto del tempo di recupero infatti, secondo molti già scaduto da un pezzo, Gesù Gal’n raccoglie il rilancio della difesa peroniana e va giù, poco oltre il centrocampo, rimediando un calcione sullo stinco (le immagini sopra parlano chiaro). L’albero fischia e, travolto da una sinistra tramontana, si piega col braccio contro la squadra del Peroni. Tiro libero all’ultimo istante e rete del definitivo 4 a 4, in una partita che aveva visto i rimasti-sotto del presidente Ragazzo sempre in vantaggio. 2-1 alla fine del primo tempo, 3-1 a inizio secondo, 3-3 e 4-3 a pochi minuti dal termine. Peccato (co’ddio).
Peccato per una prestazione di grande sacrificio da parte di tutti gli elementi, persino del rientrante Loprieno il quale, aiutato (e male) da Cyrano Morese, ha vestito i panni (stretti) di centravanti boa, al posto dell’insostituibile Daniele Magnisio. La squadra ha comunque risposto alla grande alle invadenze delle malelingue, tutte orientate a smentire l’ottimo inizio di campionato dei giallo-birrosi. Senza Magnisio, l’italo-argentino Daniele Tucci (che forse non tornerà mai) e Nicola Kogiun, il Peroni ha fatto la sua partita, puntando tutto sulle ripartenze e sulla sua difesa, ormai una delle migliori del campionato. Ha fatto la sua partita e l’ha fatta bene, mettendo il redivivo Gesù tra retroguardia e Loprieno, e lanciando i suoi esterni Marco e Polpaccio, veri attaccanti aggiunti di una squadra operaia e faticatrice. Non è un caso che le prime due segnature portino la firma di Marco, con un gran tiro dopo uno scambio da fuori area, e dell’ottimo Dario, nell’unica sortita offensiva della sua partita, in rete con un tocco da guizzante attaccante navigato. Nella ripresa, è Gesù Gal’n a riportare a + 2 il vantaggio, grazie ad una ribattuta sul portiere che ha fatto gridare allo scandalo la squadra avversaria, convinta del fallo del numero dieci (scritto sulla mano) del Peroni. Da quel momento l’albero ha perso la bussola, sciorinando tiri liberi, rimesse dubbie e falli a favore di fantasia. Un trimone, nella fattispecie. Sul 3 a 3, causato da una disattenzione difensiva e da un rimpallo sfortunato, il Peroni Tim avrebbe anche potuto perderla la partita, se non fosse stato per qualche grande intervento del numero uno Beppone Topone (numero uno non solo di maglia). Invece, a pochi minuti dal termine, la squadra di mister Palese ha trovato la lucidità del meritato vantaggio, con un preciso tiro a giro di Gesù Gal’n su verticalizzazione di Marco. Poi, ci ha pensato ancora l’alberello profumato a rimettere le cose a posto, nonostante la disperazione e le proteste dei guiallo-birrosi. Peccato, ma onore al merito al Peroni, ormai una vera squadra, in grado di lottare fino alla fine anche senza elementi importanti. La sbronza della vetta continua.

NOTE A fine gara, nonostante la vittoria mancata, i peronisti sono soddisfatti per la prestazione. Tutti tranne uno: Polpaccio. Guidoucc’ si aggira nello spogliatoio tastandosi le mutande e suscitando i sospetti omofobi dei compagni. Scuote la testa, si arrabbia, si guarda intorno, cerca in terra, fuori lo spogliatoio, negli indumenti lasciati nel borsone. Alla fine, svela il mistero: “mi sa che mi è caduta…una cosa in campo”. La squadra capisce e lo canzona, finalmente intuendo la confusione del’arbitro durante tutta la partita. Il sorriso ritornerà sul volto del Polpaccio a doccia fatta, dopo un fortunoso ritrovamento. Inutile dire che il medesimo sorriso si espanderà per tutto il dopo partita, davanti al Sommelier.
Da segnalare il compleanno del Loprieno, 27 o forse 34 primavere ben pasciute. Ha festeggiato con una prestazione generosa, in un bivacco da centravanti boa evocante il miglior Mark Hateley (Topos ricorderà). Fra qualche anno sarà pronto per lo squarto, in una lussuriosa brace di paese.
Mica male nemmeno il solito Tonino, nelle vesti di mister Palese, quando prima della partita, accanto i catechisti del San Salvatore Stadium (che nonostante le bestemmie durante le partite resta pur sempre una chiesa), si prodigava nel reperire il suo attaccante Gesù Gal’n per il consueto riconoscimento, chiamandolo appunto per soprannome e urlando sproloqui a suo carico, dimentico che il Gesù Cristo cui dava del “bastardo disperso” avrebbe potuto evocare anche il celebre Nazareno, quello vero. Curva-sotto nutrita, con Dolores esonerata dalle fotografie ma sempre sofferente, Saveriucc sostenitore armato di birre ma mai di acqua e Giuseppe il Rosso, all’esordio sugli spalti peroniani. Sbucherà anche una saltellante Valentina Rizzitelli, relegata fuori la rete di protezione perché visibilmente analcolica.


(nella foto sopra, la mamma dell'arbitro)

LE PASTEFROLLE


Topos Beppone Barrassi. Con 4 borghetti sul groppone si presenta con la sicumera dei grandi portieri di una volta, quelli con il numero uno dietro le spalle (o al massimo con il dodici). Roba da scomodare il furibondo N’Kono, il malsano Pumpido, l’ottimo e sbruffone Pfaff o il sempi-dubbio Zubizzarreta. Ha ragione però, perché disputerà una grande partita. Incolpevole su tutti i gol avversari, sul tre a tre devia in angolo un paio di rasoiate avversarie, con guizzi da cerbiatto. Mirabile la mano aperta su un tiro che ha visto arrivargli quando era già quasi in porta. Preciso anche nei rilanci, è ormai un protagonista del Tim Peroni. V: 7,5; “Café sport”.
Polpaccio. Non gioca come la scorsa gara ma fa comunque una buona partita. È offensivo quanto basta e difensivo più del solito. Dalle sue parti è difficile saltarlo nel tu per tu. Nella ripresa perde terreno, forse alleggerito dal suo amuleto magico che scoprirà di aver perduto solo negli spogliatoi. In un frangente di confusione Topone gli grida: “Guido, sai giocare! Sai giocare!”. E, difatti, si riprende presto, scacciando i fantasmi del mai pronto Morese. Voto: 6,5; “Erbivoro”.
Dario. È l’ultimo uomo della difesa, ma anche il primo quando si tratta di soffrire. Sbaraglia al largo senza complimenti i palloni più insidiosi, chiude bene e, nell’unico scatto in avanti, realizza anche un gol. Con Topone dietro è ormai feeling perfetto: se per caso manca uno c’è sempre l’altro. Si candida come uno dei migliori difensori del torneo. Voto: 7; “Carnivoro”.
Marco. È tanto nervoso quanto determinato a vincere. Gioca una gran partita, dando una mano in avanti e proponendosi in mediana. Va duro sugli avversari e morbido nelle palle da impostare. Invita i suoi compagni a non fare complimenti (nel primo tempo urlerà: “non ve ne fregate di quello che dice l’arbitro…entrate! Entrate!”). Meglio in avanti che dietro, come ammette anche lui, considerato il gran bolide da fuori area che ha aperto le marcature e i due assist, uno per Dario l’altro per Gesù Gal’n. V: 7,5; “Dunga”.
Tonino Cyrano Morese. Ricordate la palla-pazza che usciva dalle patatine e la lanciavi contro il muro e schizzava per tutta la casa attentando alla vista dei bambini? Ecco, precisamente. Celebri i suoi falli laterale, tenta di boicottare la partita sul 3-1 scontrandosi (volutamente) con i suoi compagni di squadra e facendosi trovare nelle traiettorie di ogni rilancio, attaccante aggiunto ma degli avversari. È, però, più generoso del solito e chissà che non si rimetta a posto con “le cervella”. Voto: 6; “pittoresco”.
Gesù Crist Gal’n. Seppur ancora in debito di ossigeno, rispetto all’altra partita è non un altro giocatore, ma un altro uomo. Si sacrifica molto. Fin quando ha gambe viene a prendersi il pallone, sfruttando la buona ispirazione della giornata che gli fa perdere pochi palloni. Fa salire la squadra, ma sbaglia due occasioni limpide nella ripresa, arrivando sotto porta quasi con la gobba dietro le spalle. Segna due gol, uno dubbio secondo gli avversari, dopo aver duettato con Polpaccio e rimesso in rete, con la forza, un’incerta respinta del portiere. Un altro di buona fattura, depositando d’interno destro il pallone dell’illusione. La strada della forma è lunga, ma almeno l’ha imboccata. Voto: 6,5; “Lazzareno” (un mix tra Nazareno e Lazzaro).
Loprieno Porceddu. È il suo compleanno e per regalo lo fanno giocare di punta. Galleggia per quasi tutta la partita, muovendosi abbastanza, va ammesso, e svolgendo il suo compitino, senza strafare o tentare inutili giochi di prestigio. Sa che è l’osservato speciale e furbescamente si eclissa al momento opportuno. Infondo, generosa la sua prestazione in un ruolo che non è affatto suo. Determinante poi, in un ripiegamento difensivo verso la fine della partita, quando anticiperà un avversario a difesa scoperta. Qualcuno urlerà al miracolo. Voto: 6,5 “Quatto quatto” (il mezzo voto è per il suo compleanno)

martedì 13 ottobre 2009

Ore contate per il Peroni?

A poche ore dalla terza uscita stagionale, per usare un detto barese, “l’aria è amara”. Il Peroni si gode la cima della classifica (e anche di qualcos’altro) ma tutti, presidente compreso, sanno che, come canta jovanotti nel suo ultimo sproloquio, “le cose belle stanno in equilibrio”. E il Peroni, si conceda, non è una cosa bella. Non lo sarà di sicuro, almeno secondo le malelingue, questo martedì 13 ottobre, in una partita che qualcuno ha definito “quella della verità”. Daniele Magnisio, bomber e salvatore della patria dell’ultimo match, è stato richiamato a casa Multisala. Sarà assente anche la prossima gara, preda di popcorn e fan di Tarantino. Daniele Tucci, ex salvatore della patria mai stato bomber, manca ancora all’appello, ufficialmente a causa degli allenamenti della sua squadra di calcio. Due assenze insostituibili, le quali hanno tolto fiducia a sostenitori e membri della compagine peroniana.
“Il problema sono i due Daniele” dunque, ricalcando la frase dell’allevatore Tonino Palese. Questa mattina infatti, avvicinato dalla stampa in una conversazione telefonica, il mister del Peroni era già preda delle preoccupazioni pre-gara. “Mah che pititone!” ha dichiarato subito, poco dopo il “pronto” assonnato, mentre domandava a chi scrive se fosse vero che fuori imperversava l’inverno. Erano le 12 meno un quarto e mister Palese dormiva e mentre dormiva sognava la squadra. “Siamo sette” ha prontamente annunciato, dopo il riflessivo peto, sospingendo il nome del rientrante Loprieno quale settimo aggiunto, quasi si trattasse davvero di un palliativo.
Il problema dunque, rimischiando il mazzo, non sono solo i due Daniele assenti. Il problema è anche Christian Loprieno, rientrante dalla solita immeritata vacanza romana. Se a questo si aggiunge l’ultimo Gesù Gal’n, in condizioni putride e reduce da una influenza non A ma B (perché non è andato bene all’orale), oltre lo sfavillante Tonino Cyrano Morese e l’assenza di Nicola Kogiun, allora il quadro è più che completo. “Qui gatta cicoria” insomma, verrebbe da dire, come di sicuro avrebbe sbagliato il solito presidente Ragazzo spappolando il proverbio di turno.
Il Peroni Tim si gode il primo posto dunque, forse in attesa di perderlo. D’altronde, come riportiamo di seguito, la stampa nazionale, di quartiere ed estera non sembra aspettare altro. “I Cafoni oggi perderanno la chitarra” ha titolato non senza snobismo il Guerin Sportivo nella sua pagina online. “Piove, Loprieno ladro!” invece, grida un tabloid d’oltremanica, già imputando il rientrante porcellino quale succulenta vittima sacrificale della probabile sconfitta. “Tonino torna in galera” proponeva ieri il cittadino “Camporeale-Sera”, riprendendo un vecchio coro da stadio ma confondendo clamorosamente l’allevatore Palese con l’ex-galeotto Emilio (grande sostenitore della campagna pro-Santaniello). Senza dimenticare la pagina locale della Gazzetta dello Sport, quella invisibile, il cui titolo non lascia adito a dubbi circa la campagna anti-peronista intrapresa da tutti gli organi di stampa: “Questo Peroni non s’ha da fare”.
Mister Palese, dal suo giaciglio, mano sul seno di Kim, starà già studiando le contromosse, peto dopo peto, riflessione dopo riflessione. Il sogno, la speranza, la risposta, potrebbe essere una clamorosa prova d’orgoglio dello zoccolo duro della squadra. Quello peggiore, sia pure. Ma anche quello più attaccato ai colori di questa maglia giallo-birra. L’in bocca al rutto è d’obbligo.

(nella foto sopra, mister Antonio Palese insieme con il suo collaboratore Il Naso, accanto a lui - foto mamt e pat't)

venerdì 9 ottobre 2009

Peroni Tim vs Maglia Arancione 5 - 3




IL PUNTO Se all’inizio del torneo qualcuno avesse scommesso sul Peroni Tim primo a punteggio pieno anche solo dopo due partite, gli avrebbero di sicuro riso in faccia. Eppure, la capolista eccola qua. Con un cinico e a tratti trapattoniano 5-3, la squadra dell’allevatore Antonio Palese liquida i più quotati avversari con la Maglia Arancione (come al solito il servizio stampa fa faville). Loro forse più forti, noi meglio assortiti e con un Magnisio in più. Il pupillo del direttore sportivo Babe Porceddu (assente apprezzato della partita, il quale dopo una sfilza di fenomeni parastatali ha finalmente azzeccato il jolly dal mazzo), è stato il vero trascinatore della squadra che però, in tutte le sue unità meno Gal’n e Morese, ha disputato una gran partita. Senza Daniele il Peroni avrebbe perso forse, ma a testa alta. Il “bomber-popcorn” (in omaggio al Multisala che ha concesso il secondo gettone di prestito per questa gara) ha realizzato 4 gol su 5, bombardando l’incerto portiere avversario da ogni posizione. Splendido e imprevedibile un bolide partito da metà campo. Preciso nel gol-lampo dopo un minuto di partita, quando Polpaccio ha rullato (il termine non è casuale) sotto di sé un paio di avversari, facendo recapitare il pallone dalle parti del centravanti.
Ad ogni modo, va detto, i rimastoni hanno meritato di vincere: sempre in vantaggio, sempre pronti a ripartire, sempre duri e ordinati in difesa. L’esempio lampante è tutto nel quinto e ultimo gol, quando si era sul 4 – 3 per il Peroni. Polpaccio (il migliore dopo Magnisio) blocca l’ennesima sfuriata avversaria, Gal’n gli si fa incontro sulla fascia destra e riceve palla. Pur con la lingua penzoloni (dal terzo minuto del primo tempo), indovina l’unica cosa della partita e salta con un tunnel il diretto avversario. Sfera a Daniele che gliela restituisce di prima mettendolo davanti al portiere, quando la difesa avversaria è ormai spappolata. Gesù Gal’n non si fida di se stesso e fa bene. Vede con la coda dell’occhio Marco che ha sapientemente seguito l’azione: palla per lui e appoggio in rete a porta vuota. Un’azione corale, rapida, cinica. Che fotografa l’intera partita.
Per tirare le somme, pur con l’handicap di un Gesù Gal’n con la distrofia muscolare e un Tonino Morese con il piede destro nella scarpa sinistra e viceversa, il Peroni Tim ha giocato da squadra. E ha vinto da squadra, a differenza dei più quotati Arancioni. E in questo sta, forse, la chiave di tutto.

NOTE Da segnalare i primi segni di cedimenti del lucidissimo e sempre bravo Dario. Nonostante le settantanove telefonate del presidente Antonio Ragazzo, il difensore si presenta per la partita con un’ora e passa di anticipo, convinto che fosse alle 21.00 anziché alle 22.00. Passerà l’ora di tempo a riascoltare sul suo nastro mentale le chiamate del presidente, nel vano tentativo di scovare il malocchio. Belli e impegnativi i due falli di mano non visti da parte di Tonino Cyrano Morese: una posa scomposta ma coordinata. Mano alta, aperta in segno di saluto, e contemporaneamente ginocchio truffaldino sotto, il tutto evocante il famoso (e francamente cretino) stemma dei mondiali ’90: il cosiddetto Ciao. In panchina invece, si rivede la “curva-sotto”. Un Tonino Morrison versione commentatore senza telecronista si sbellicava dal ridere, nelle vesti di capo ultrà moderato ma acutissimo. Farà un buon pre-partita, insieme con l’amico Beppe Topone in porta. Torna anche l’addetto stampa-fotografo ufficiale-grafico-rimasto-perbene Saverioucc: talmente preso dalla partita, non si avvierà mai verso il concerto dove aveva promesso di essere dopo il primo tempo – al cuor peroni, non si comanda. Sofferente invece, causa il 90% del suo organismo, esordiva anche Dolores: tenterà varie foto, indovinandone poche. Infine, applausi per Nicola Kogiun, presente in tribuna con la sua compagna e con ancora gli evidenti postumi dell’operazione al naso. Lo aspettiamo.

(nelle foto sopra, in ordine di apparizione: Lo spaesato Dario, preda delle telefonate di Morese; Il nuovo arrivo Beppe Topos Barrassi, di passaggio davanti i suoi nuovi tifosi; un momento a fine primo tempo, in cui i compagni di squadra si prendono gioco di Gesù Gal'n, con l'enfisema polmonare in atto; Tonino Cyrano Morese viene mandato in campo da Mister Palese e si chiede il perché, presagendo il peggio)

LE PASTELLE:

Topos Topoi Topone Beppone. È tornato lui. Il suo procuratore Morrison dice che ha avuto qualche defaillance nella scorsa gara a causa di una stramba astinenza che deve avergli tolto la concentrazione. Discutibile, come dice lui (consumato e arguto blogger), ma possibile. Contro gli Arancioni para tutto il possibile parabile e, nel terzo gol, per poco non riesce a parare anche l’imparabile, arrampicandosi tra gambe avversarie, palla e linea di porta. Urlante ed efficacissimo nelle uscite. V: 7,5; “sobrio?”.
Dario. Gli esiti mentali della perdizione dell’ora a vuoto, vagolante nei meandri di San Salvatore a causa dell’invasività Moresiana e in procinto di darsi agli psicofarmaci, si vedono soprattutto nel primo tempo. Quando si fa sorprendere in un paio di occasioni, lasciando libero davanti alla porta un avversario nel gol del 2-2. Nel secondo tempo però, quando c’è da soffrire, scaccia gli spettri Moresiani e alza la solita saracinesca. I tiri arriveranno sempre a distanza da lui. Impeccabile, al solito, negli anticipi. V: 7+; “prozac”.
Marco. Anche lui soffre di certe amnesie difensive, in una partita in cui ogni errore sarebbe potuto essere fatale. Ciononostante, ha grinta e lucidità da vendere sino alla fine, quando deposita in rete il gol della sicurezza. Importante nel far partire le azioni dalla retroguardia: in quello è il migliore di tutti. L’anno passato divideva la sua forza con una squadra rivale nello stesso torneo del Peroni. Quest’anno, pur di non sobbarcarsi le telefonate e i moniti moralizzanti del presidente Ragazzo, ha fatto la sua scelta. E sembra averla azzeccata appieno. V: 7,5 “affiliato”.
Barba Guidoucc Polpaccio. Dopo Daniele, c’è subito lui. Sbaraglia letteralmente la fascia, blocca gli avanti avversari, riparte veloce, serve assist e quando può bombarda, finalmente, il portiere nemico. In più, non si stanca nemmeno. Se non lo si conoscesse verrebbe voglia di definirlo persino lucido – ma sarebbe francamente troppo e francamente offensivo per chi è lucido. A fine partita griderà al miracolo, riflettendo sul fatto che per la prima volta dopo 16 anni la caviglia malmessa non lo ha bloccato. “Non mi fa male nemmeno adesso” riferirà stupito, a sera tarda, forse segnandosi di nascosto e baciando un piccolo crocefisso tascabile. V: 8; “prescelto”.
Gesù Crist Gal’n. Puzza di malattia. Si trascina per tutta la partita senza forze e con un polmone ridotto a gomma americana,. Ama la panchina come fosse il suo Padre Celeste: la cerca, la vuole, la desidera. A volte sviene. Sbaglia goffo tre occasioni che, onestamente, mai avrebbe sbagliato in condizioni normali, cioè senza spina biffida. Ciononostante, aiutato dai compagni, si dà da fare dietro, e nel secondo tempo riesce a collezionare un assist prezioso. Sta alla forma fisica come Berlusconi all’onestà. Ad ogni modo, ha già affittato Parco San Felice per un migliaio di corse. V: 5-; “Influenza A”.
Tonino Cyrano Morese. “Farfallina vola vola, bella e bianca, mai si stanca”. La sua partita sembra una filastrocca. Zompetta e svolazza in giro per il campo, sovverte gli schemi comuni, svirgola e scaracchia palloni da una parte all’altra. Memorabili, alcuni falli laterale. Misteriosi certi assist davanti la porta. Come se non bastasse si bea della sua performance lasciandosi scappare risolini beffardi nei momenti più concitati del match. Prende la vita così come viene, insomma. Eppure, ginocchio permettendo, c’è stato un tempo in cui faceva della corsa la sua qualità – tornerà mai quel tempo? Voto: 5+ “Dolce Remy”.
Daniele Magnisio. È la sua partita: dopo una manciata di secondi ha già segnato il primo gol. Ne farà altri tre: una rasoiata da sinistra, sfruttando la sponda del mongoloide compagno di reparto, un mezzo pallonetto defilato da destra e una sassata velenosa da metà campo, con qualche colpevolezza del portiere. Nel secondo tempo si limita ad incitare la squadra, di cui sembra far parte da anni, e a farla salire, talvolta sciorinando sponde e assist a go-go. È il timone e finalizzatore unico di un Peroni Tim cinico e ordinato dietro, forte e propositivo sugli esterni, sicuro quanto basta tra i pali. Ma senza di lui, non ci sarebbe stata nessuna capitalizzazione. Sfortuna che è in prestito dal Multisala. A fine gara dirà: “un gol l’ho dedicato a Loprieno, mi raccomando, diteglielo”. Perle ai porci? Ma no, infondo è anche merito del suo fiuto da direttore sportivo se è andata così bene. V: 9; “Jammin’.

giovedì 1 ottobre 2009

Peroni TIM vs Prosecco 4-2


SIPARIO SUL PERONI Riparte il campionato al San Salvatore Stadium e i giallo-birrosi si rifanno il look. Il Team cambia ragione sociale e diventa Tim, vendendosi (e giustamente) all’imprenditore Gibby Giobby, in cambio della promessa del saldo-iscrizione al torneo. Il presidente Antonio Ragazzo (alias mister Tonino Palese, alias l’esterno Tonino Cyrano Morese, alias il portiere Antonios Nasopolidids, alias il bidello Tonino Punto E Virgola) stringe un patto per ora soltanto verbale con il magnate della telefonia foggiana, il quale solo fra qualche giorno scioglierà le riserve. In attesa dei baiocchi, l’incertezza rimane. Ma il fatto che nostra grazia Gibby fosse presente alla partita d’esordio, sportivo/a in una mountain bike ultimo grido, la dice lunga sull’interessamento.
Eppure, la vigilia della partita era stata più volte minata dall’ansia del presidente Ragazzo. Telefonate ripetute e ripetutamente a vuoto, minacce metaforiche e chiare figure di merda nei riguardi dell’organizzazione del torneo lo avevano più volte portato sull’orlo dell’esaurimento nervoso. Al Bar 2000, studio legale del Ragazzo, non tirava una buona aria. I birrosi dal canto loro, uniti e solidali come al solito, avevano più volte fatto spallucce. Se si gioca, bene, se no, pazienza. Ci si becca in giro, dal sommelier, da Angelo. Ma la tenacia del presidente non si era fatta attendere e in serata, dopo un summit a due nasi e mezzo (quello del Ragazzo è ben più di una sporgenza ossea) con la presunta cordata di imprenditori che fa a capo al Gibbyna, era riuscito ad ottenere la promessa economica in grado di garantire per l’ottenimento di una proroga ai fini dell’iscrizione al campionato. Il Peroni Team diventava allora Peroni Tim in tutta fretta, come accade nei peggiori tracolli finanziari. Ad ogni modo, il presidente la spuntava come al solito e rivelava ai birrosi della squadra di aver risolto ogni squilibrio societario, sbandierando le sue doti di intermediario finanziario con le pezze al culo. Costante la replica dei birrosi: ci si becca in giro, dal sommelier, da Angelo.

QUEL MERCATO PICCOLO PICCOLO La bagarre societaria si riflette sul calciomercato e questo sulla curva. I rimasti-sotto dei tifosi, spesso presenti nella scorsa stagione anche nei momenti più bui (a proposito, ma chissà come è finita poi?), disertano gli spalti. Manca la curva-sotto, quella organizzata. Manca persino il fotografo ufficiale-addetto stampa-grafico della società, Saveriucc’Nardellucc, imbrigliato negli onomastici di famiglia. L’esordio, d’altronde, è di quelli che è meglio non sbandierare. Troppi dubbi, troppe incertezze. Innanzitutto, dove sono gli acquisti? L’allenatore-allevatore Palese aveva preteso dal presidente Ragazzo (in un faccia a faccia allo specchio del bagno, in campagna) almeno due, tre rinforzi. Un portiere, considerata la partenza di Christian L’Amico di Valerio Tonti, ceduto al Kelvin’Athletic di Londra per un pugno di tranquillanti; un difensore/centrocampista, considerati gli infortunati sempiterni (Polpaccio e Cyrano Morese); e almeno una punta di ricambio. In compenso, fino a pochi minuti dall’inizio della partita, era arrivato dallo Jacob soltanto Beppe Topone, indiscutibile estremo difensore prelevato dal Ragazzo chissà per quale intercessione (considerati i numerosi rifiuti del portiere nella scorsa stagione). Alessandro Sasà Ventura, determinante nel campionato passato durante le varie puntate di Chi l’ha visto?, aveva mantenuto fede alle promesse, ritornando a Napoli subito dopo la stipula del contratto col Peroni. Della punta di ricambio invece, nemmeno l’ombra. Anzi, anche l’italo-argentino Daniele Tucci (fegato funzionante della squadra, oltre che polmone artificiale e rene di fortuna) aveva declinato alla partita. Ma quando sembrava tutto perduto, grazie all’aiuto del direttore sportivo Babe Porceddu (cagliaritano con passaporto viestano) il Ragazzo riesce a portare in squadra, in prestito dal Multisala di Foggia, la punta Daniele Magnisio. Colpo che, in assenza di Nicola Kogiun, si rivelerà determinante.

LA FREDDA, BREVE CRONACA Alla fine infatti, il Peroni Tim ha persino vinto. E, udite udite, con merito. 4 – 2 sul Prosecco: lo stesso risultato con cui avevano perso l’anno passato, in cui si ricorderà lo scellerato autogol di Puccettone (tempi duri, quelli). Una partita mai messa in discussione, giocata in maniera ordinata, cinica. Tanto che all’inizio del secondo tempo, il risultato di 3-0 non sembrava lasciar adito a dubbi, dopo il rasoterra di Daniele Magnisio, l’aggiramento di Polpaccio e il diagonale di Jesus Gal’n. A movimentare il match ci ha pensato Beppe Topone. Causa il fuso orario dopo l’arrivo in terra Peronista, il portierone, il cui valore non si discute, si è fatto scappare due pallette evitabilissime che, almeno per qualche minuto, hanno riaperto l’incontro. Il Peroni allora ha mostrato tutte le sue crepe: il fiato, le gambe, la confusione mentale, tutti i nodi sono venuti al pettine. Ma il team, anzi il Tim, ha resistito. Almeno fino al gran gol dalla media distanza di Danile Magnisio, il quale ha definitivamente scacciato gli incubi.
A fine gara i complimenti si sprecano, qualcuno intona “la capolista eccola qua”, ma il presidente Ragazzo, che sa di averla fatta franca, taglia la corda senza concedersi alla stampa nel post-gara negli studi di Davanti a Enzo il Sommelier. Molte sono le cose da risolvere, dal prestito a gettone non sempre disponibile del buon Magnisio, al sussurrato rifiuto definitivo dell’ottimo Tucci, sino all’infortunio politico di Nicola Kogiun. Si attendono giorni difficili al Bar 2000 e il presidente sa che non può cavarsela con un Vittorio Pupillo qualunque.

NOTE Da segnalare l’assoluta incompetenza del futuro presidente del Peroni Tim, Amo Gibby Giobby, il quale, dopo il primo tempo, rivela alla squadra di non aver visto né capito i due gol della sua futura società, impegnato/impelagato in una difficile telefonata extraurbana provinciale, direzione Lucera. Curioso, invece, un signorotto sui sessant’anni, con le dita nella rete di protezione, sorpreso ad incitare i giallo-birrosi del Peroni e, in modo particolare, l’allenatore-allevatore Tonino Palese. Applausi invece per la nuova taglia indossata con sicumera dal Loprieno: una “elle” piuttosto aderente che, va ammesso, gli fa fare la sua ovvia porca figura.

LE PAPPARDELLE:

Beppe Topone. È l’unico, vero acquisto della società. Al primo tempo, complice una difesa granitica, fa il suo, controllando qualche pallone dalla distanza. Nella ripresa, vive i suoi 5 minuti di follia. Prima va a zonzo su un “pititello” su calcio di punizione, mischiando gli uomini della barriera in modo poco ortodosso. Poi, abbagliato dalla Madonna, sviene al cospetto di un traversone innocuo, confondendo il suo talento con le movente spastiche di un attaccante avversario che però, lo uccellerà furfante. Si rifà sul 2-3, neutralizzando in uscita un “tu per tu” con la punta nemica, alla sua maniera. Voto: 6-; “suspance”.

Marco Bevilacqua. È il duttile della partita, in veste di vice Daniele Tucci. Si sposta da destra a centro a sinistra, senza tralasciare qualche sortita offensiva delle sue. Non è al top, ma la qualità si tocca, tanto dietro che avanti (il riferimento non è fisico, sia chiaro, non fate i ricchioni). Sembra aver finalmente sposato con ardore il progetto del presidente Antonio Ragazzo (lo ricordiamo: la permanenza dal cicchettaro entro il 2027), il quale deve avergli fatto una bella lavata di capo per tutta la pausa estiva. Voto: 6,5; “colonna”.

Dario. È il migliore. L’anno passato, quando era stato acquistato a metà campionato, ci aveva messo qualche gara per riprendere la forma. Adesso, è lui che aspetta i suoi compagni. Non è un caso che i due gol arrivino su due tiri improbabili. Non lo superano mai, tanto che davanti alla porta gli attaccanti non ci arrivano che di rado e in occasioni di fortuna. L’anticipo, per lui, è come la pizzeria Ciak Si Mangia per Loprieno: uno spasso. Voto: 7,5; “chiuso”.

Guidone Barbone Polpaccio. È il suo compleanno e lo festeggia con un gol, dedicandolo al suo amico Silvio Berlusconi, con cui condivide la data di nascita e la passione per le escort. Anche con il solito infortunio alla caviglia (in fase di guarigione, probabilmente entro il 2014, in occasione delle Olimpiadi) gioca un gran primo tempo, bloccando la fascia e inserendosi nel secondo gol, con aggiramento del portiere e diagonale di sinistro. Nel secondo tempo perde smalto, ma ci sta. Speriamo solo che questa non sia la sua unica partita. V: 6,5 “Pdl”

Loprieno. Tutto sommato ordinato. Veniva da una partita di precampionato con Jesus Gal’n in cui, praticamente, non aveva nemmeno sudato. Qui, nella sua nuova taglia “elle” grazie ai digiuni e agli svenimenti estivi, fa una buona figura, sudando quel tanto che basta e indovinando persino qualche bel anticipo su avversari molto, ma molto più svelti di lui. Ha il solito blackout di inizio secondo tempo e si rifiuta di ammetterlo, tanto che verrà sostituito di forza. Questo gli vale, spietatamente, mezzo punto in pagella. V: 6+ “magrolino”

Tonino Cyrano Morese. Scampoli di partita, scampoli di calcio. Entra qua e là, zompetta e gira al largo dal vero gioco, trovandosi per sbaglio un paio di volte davanti alla porta. Maschera bene la sua evidente zoppia, con un ginocchio che non ne vuole ancora sapere. Propositivo e infondo generoso. Svirgola che è un piacere (soprattutto per chi da fuori lo vede svirgolare, d’altronde la classe non si perde mai, anche dopo un lungo infortunio). V: 6++ “papà gambalunga”

Jesus Ges’crist Gal’n. Un buon primo tempo in cui non ha fatto gol, propiziandone però uno (per la verità intestardendosi alla sua maniera) e regalandone un altro con un preciso taglio, a beneficio dell’amico Polpaccio (presentino per il suo compleanno). Prende un palo d’esterno che avrebbe meritato qualcosa di più. Nel secondo tempo disegna un triangolo con Daniele e segna all’angolino il 3-0 della presunta tranquillità. Da quel momento, sposa la causa della panchina. Non morirà. V: 6,5 “semiserio”.

Daniele Magnisio. Due gol parlano da soli, all’esordio con il Peroni. È punta vera, ma spesso arretra, talvolta non trovandosi con il compagno di reparto Gesù. Tuttavia, è alla sua prima uscita e deve ancora capire i non-meccanismi della squadra. In ogni caso, un assist e un gran gol, quello della sicurezza, gli valgono il secondo posto nella classifica dei migliori. Peccato che è in prestito dal Multisala. V: 7, “fuga per la vittoria”.

martedì 16 giugno 2009

Peroni Team vs Brand Seta (recupero) 4-4



POST-POST-PARTITA Pareggio poteva essere e pareggio è stato. Un 4-4 che non scontenta né contenta nessuno, considerato che la vittoria sarebbe stata inutile per entrambe le squadre, l’una ormai fuori dall’obiettivo primo posto, l’altra sana e salva in quella quinta posizione maturata soprattutto nelle prime 4 partite, quando il team di mister Tonino Palese ha dato davvero il peggio di sé. Resta il rammarico di una sfida per larghi tratti dominata dai rimasti-definitivi del Peroni, in vantaggio 3-1 al primo tempo e 4-2 nel secondo. Peccato per i giallo-birrosi, volitivi fino a metà secondo tempo, quando asma e cirrosi epatica hanno preso il sopravvento sui loro corpi sbagliati e ormai compromessi. Resta la buona notizia di approdare agli ottavi senza il pezzo forte Loprieno, insignito della fascia di capitano per la sua ultima gara della stagione (queste sono le speranze). Una squadra della Canarie infatti, il Las Palmas Rhum & Cola, si è offerta di prenderlo in prestito per qualche settimana, con il fine di riabilitarlo per sempre alla vita sedentaria e lontana dai campi. Vedremo.

LA FREDDA CRONACA Cinica nella prima frazione, molle nella ripresa. È questa la radiografia della prestazione del Peroni, in vantaggio di due lunghezze e con in mano la gara per più di 30 minuti, grazie alla doppietta di Nazareth Gal’n e al gol di Dario, su prezioso assist di Nicola Kogiun’. A complicare le cose, anche una sfortuna del cazzo, va detto, in occasione dei tre legni colpiti che avrebbero chiuso la partita e dell’autogol del 3-4 di Loprieno, il quale ha ridato forza e speranze agli avversari. È la sua seconda prodezza nella porta amica dall’inizio del torneo, che colloca il “mancino pane e vino” del Peroni in vetta alla classifica degli autogol. Se non ritorna in campo l’epurato Puccettone, il primato è suo. Quanto al resto, poco da aggiungere, eccezion fatta per la preoccupante fiacchezza di alcuni uomini importanti della squadra: come Polpaccio, dolorante alla solita caviglia, Daniele, stranamente al di sotto delle sue prestazioni abituali e lo sfiatato Gal’n, il quale nonostante i 2 gol segnati ha passato più tempo in panchina che dentro il campo. Resta da sperare che per la prossima partita, ad eliminazione diretta, i giovincelli del Peroni ritrovino la forma fisica (persa per sempre nel 1995).

NOTE L’unico soddisfatto, alla fin fine, pare essere quell’acclarato voltagabbana di Marco Bevilacqua, schierato e pentito nelle fila del Brand Seta e spesso colto con espressioni di invidia sul volto, mentre i suoi compagni-nemici predicavano un gioco arioso e pungente. A conti fatti, mancava solo lui da questa parte. Da segnalare anche il mancato svenimento di Christian L’amico di Valerio Tonti, di nuovo tra i pali dopo il mezzo collasso di qualche settimana fa proprio nella sfida con il Brand Seta. Nessuna traccia, per fortuna, di Nasopolidis.

PORCHETTE
(a distanza di giorni, per motivi di puro sballo e ozio, il ricordo scolora. Ergo, non saranno pagelline inoppugnabili, tutt’altro).
Christian L’amico di Valerio Tonti. Doveva essere la partita del suo ritorno in campo e così è stato. Il migliore di tutti, a detta degli stessi rimastoni al ritorno negli spogliatoi. Decisivo in un paio di interventi ravvicinati, fortunato altre volte, gioca la migliore delle partite possibili. “Pensare che stavo scazzato” ha dichiarato al termine della partita, negli spogliatoi. C’è da sperare allora, che giunga sempre con un bel paio di palle in mano, a partire dal prossimo match decisivo (Voto: 8; “profeta”).
Loprieno. Gioca un ottimo primo tempo, preciso e pericoloso. Ottima la sberla da sinistra che ha fatto tremare la traversa. Si rifà alla sua maniera nella ripresa, pendolando male e peggio su entrambe le fasce, talvolta facendosi cogliere in posizione di seconda punta di destra. Dice di avere una spiegazione logica per queste bizzarrie tattiche, ma nessuno l’ha capita. (V: 7 + 5 diviso 2. uguale: 6, a’fiduc’; “pesante?”)
Dario. Si lascia uccellare in un gol, ma ne segna uno pareggiando i conti con se stesso e con il cosmo. Per il resto, coglie un palo al termine di un’azione corale e riempie la partita con le sue sgroppate. In settimana poi, si allena alla Pavel Nedved, votando i sondaggi del blog e prendendo sempre maggiore confidenza con il progetto infinito del Presidente Ragazzo, di cui non soffre più di tanto le 9 telefonate pre-gara. Insomma, sempre meglio (V: 7; “duracel”)
Polpaccio. La caviglia non gli dà tregua, il pre-partita nemmeno. Tiene gli occhi bassi e lui sa bene il perché. È un po’ in debito di ossigeno, ma senza di lui la fascia destra è sguarnita. Aspettiamo qualche bomba delle sue, da non confondere con quelle altre…(V: 6+; “iridina alla camomilla”)
Daniele. L’italo-argentino non è al meglio e la squadra ne risente. Serve comunque la sua dose di assist al bacio, uno per Gal’n, l’altro per Nicola, procurando un gol in comproprietà con la difesa avversaria. Ma da lui, ormai, ci si aspetta ben altro (V: 6,5; “scoop”).
Gal’n Nazareth. Un gran gol nella ripresa, va ammesso, al termine di un’azione personale partita dalla difesa e culminata con un diagonale imprendibile. Un altro davanti alla porta, facile, dopo un bel fraseggio con Daniele. Poi, molta, molta panchina e poco altro (V: 6,5; “grasso”).
Nicola Kogiun. Gli è mancato il gol, almeno quello puro, considerato che il secondo è da spartire con il difensore avversario, forse autore dell’ultimo tocco. Un assist decisivo per Dario e molte occasioni, alcune cercate a trovate da solo, altre sciupate in maniera precipitosa. Ciononostante, è in ottima salute e si può contare su di lui. (V: 6,5; “sfortunato”).
Marco (Brand Seta). Soffre la sua vera e unica squadra, quella che tanto bene gli vuole nonostante i suoi continui tradimenti di cuore. Non segna nessun gol, altrimenti l’avremmo sparato. Decisamente meglio con la maglia giallo-birra e i pantaloncini rosso-Giovanni Peroni, non c’è dubbio. Anche da un punto di vista estetico. (V: 5,5; “brutto e cattivo”).


(nelle foto sopra: la curva-sotto quasi al completo; i peronisti si abbeverano nell'intervallo, brutti e puzzoni. Sotto: il video del primo gol di Gesù Crist'Gal'n)